lunedì 22 aprile 2013

Candido Cannavò - E li chiamano disabili







E li chiamano disabili è, per usare le parole dell’autore, un breve “viaggio” nel mondo della disabilità, un argomento sempre scottante. L’autore è Candido Cannavò, ex direttore della “Gazzetta dello Sport”, recentemente scomparso. Egli afferma di avere valutato a fondo le difficoltà che comportava l’impresa. Prima di tutto, si trattava di mettere al bando la pietà e la compassione a tutti i costi. I disabili non vogliono essere compatiti: chiedono solo di potersi confrontare alla pari, di poter offrire le proprie risorse alla società. Ecco ciò che preme loro: dimostrare di poter essere una “risorsa”. Cannavò afferma di non avere mai dimenticato la lezione che gli ha impartito il presidente del Club Aldebaran di Catania, distrofico grave, dopo aver letto un suo articolo troppo “generoso”: “Come ti permetti di definirci sfortunati? Cosa ne sai tu di noi?” Per affrontare al meglio l’argomento, l’autore decide così di condividere un po’ del proprio tempo con queste persone, con le loro famiglie, i loro amici e le varie associazioni di cui fanno parte. Per raggiungerli, instancabile, attraversa gran parte d’Italia. Il libro è il frutto di questo lungo peregrinare: sedici storie interessanti, toccanti, di grande umanità. Il fatto che, scorrendone le pagine, si incontrino persone affette da disabilità di vario genere, talvolta anche molto gravi, non ci deve trarre in inganno: non sono storie di dolore o di angoscia. I protagonisti del libro non sono persone tristi, abbattute, sconfitte. Certo, molti di loro raccontano di avere avuto momenti di forte scoramento, di avere pensato addirittura al suicidio, per porre fine ad una vita che, ormai, non sembrava avere più alcun senso. Si è trattato, però, di momenti transitori, ben presto superati. Ciò che emerge, infatti, dalla lettura, è l’immagine di persone felici, dotate di un’immensa voglia di vivere, di una straordinaria forza di volontà. 

Forse l'unico limite del libro è quello di avere raccontato esclusivamente storie di disabili “straordinari”: studiosi, chirurghi, scultori, piloti, presidenti di importanti associazioni. Il mondo della disabilità comprende anche molte persone assolutamente “comuni”, che cercano di vivere la propria vita appieno, pur senza affrontare sfide di tale portata. Anche quelle sarebbero storie degne di essere raccontate.

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