lunedì 15 dicembre 2014

Lucrezia Borgia, la perfida innocente




Lucrezia Borgia è, senza dubbio, uno dei personaggi più controversi della storia del Rinascimento italiano. La sua figura, per lungo tempo identificata come simbolo di perdizione e dissolutezza, va oggi rivista e rivalutata. Il libro di Geneviève Chastenet, “Lucrezia Borgia, la perfida innocente” (Mondadori, Oscar Storia) ripercorre la vita di Lucrezia e ci aiuta a comprenderne meglio le vicende, che vanno calate e lette all'interno dell'epoca in cui è vissuta.
“Menade scatenata, avvelenatrice, baccante, assassina, incestuosa: per molto tempo Lucrezia Borgia è stata il bersaglio privilegiato delle accuse più infamanti scagliate da romanzieri e poeti. Sulla figlia di Alessandro VI pesano da cinque secoli le più oltraggiose calunnie, senza che mai ne sia stata fornita la minima prova”.
Le parole di Chastenet sono sostenute dalla ricerche storiche, presentate in modo divulgativo e gradevole, da cui emerge che Lucrezia sembra essere più vittima che carnefice. Nata nel 1480, vive nel raffinato ambiente della curia romana, tra figli di cardinali e di nobili: “sapeva esprimere un garbato complimento in latino, recitare le egloghe di Petrarca, cantare accompagnandosi al liuto e danzare le figure più complesse”.
La fanciulla cresceva in bellezza e grazia, e non era una bellezza provocante, capace di seduzioni fatali, come hanno sostenuto alcuni autori, ma una bellezza caratterizzata anche da una certa fragilità, che si nota nei ritratti fatti dai contemporanei, come il Pinturicchio o Bartolomeo Veneto, e che oggi fa quasi tenerezza: “Il viso, ovale e armonioso, è espressivo e tenero, i grandi occhi chiari colpiscono per la luce interna che li anima”.
Cesare Borgia
Ben presto il padre, salito al soglio pontificio col nome di Alessandro VI, capisce che questa figlia, così bella e aggraziata, potrà fare la fortuna della casata. Lucrezia diverrà una semplice pedina di scambio, verrà promessa sposa diverse volte, e spesso le promesse verranno sciolte all'arrivo di un miglior partito. Giovanni Sforza, Alonso d'Aragona si susseguono come mariti, in un equilibrio di poteri che ora si sposta su Milano, ora su Napoli. Al centro Lucrezia, i cui desideri, per la ragion di stato, passano in secondo piano. E poi c'è la figura centrale del fratello, Cesare Borgia, il Valentino, che della famiglia Borgia è il vero perno. Temuto dallo stesso padre e dalla sorella, sarà lui a decidere spesso le sorti dei matrimoni e della dinastia, levando di mezzo chi gli era di ostacolo, per assecondare i propri sogni di grandezza, ambiziosi, smisurati. Idealizzato, come tutti sanno, da Machiavelli per il suo essere un principe senza tanti scrupoli, è una figura spietata, di grande violenza.
Il trasferimento di Lucrezia a Ferrara, dove andrà in sposa ad Alfonso d'Este, cambierà per sempre le sorti della fanciulla. La successiva morte del padre Alessandro VI e del fratello Cesare rappresenteranno per lei una vera liberazione. Era la fine della Roma dei Borgia, fatta di splendori e intrighi. A Ferrara, Lucrezia finalmente potrà godere di un po' di serenità, e sarà animatrice della Corte, dove accoglierà grandi letterati come Pietro Bembo e Ludovico Ariosto.
Quella di Lucrezia Borgia, in conclusione, è proprio una storia da rileggere, una figura da rivalutare senza farsi offuscare dai pregiudizi.




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