Lucrezia Borgia è, senza
dubbio, uno dei personaggi più controversi della storia del
Rinascimento italiano. La sua figura, per lungo tempo identificata
come simbolo di perdizione e dissolutezza, va oggi rivista e
rivalutata. Il libro di Geneviève Chastenet, “Lucrezia Borgia, la
perfida innocente” (Mondadori, Oscar Storia) ripercorre la vita di
Lucrezia e ci aiuta a comprenderne meglio le vicende, che vanno
calate e lette all'interno dell'epoca in cui è vissuta.
“Menade scatenata,
avvelenatrice, baccante, assassina, incestuosa: per molto tempo
Lucrezia Borgia è stata il bersaglio privilegiato delle accuse più
infamanti scagliate da romanzieri e poeti. Sulla figlia di Alessandro
VI pesano da cinque secoli le più oltraggiose calunnie, senza che
mai ne sia stata fornita la minima prova”.
Le parole di Chastenet
sono sostenute dalla ricerche storiche, presentate in modo
divulgativo e gradevole, da cui emerge che Lucrezia sembra essere più
vittima che carnefice. Nata nel 1480, vive nel raffinato ambiente
della curia romana, tra figli di cardinali e di nobili: “sapeva
esprimere un garbato complimento in latino, recitare le egloghe di
Petrarca, cantare accompagnandosi al liuto e danzare le figure più
complesse”.
La fanciulla cresceva in
bellezza e grazia, e non era una bellezza provocante, capace di
seduzioni fatali, come hanno sostenuto alcuni autori, ma una bellezza
caratterizzata anche da una certa fragilità, che si nota nei
ritratti fatti dai contemporanei, come il Pinturicchio o Bartolomeo
Veneto, e che oggi fa quasi tenerezza: “Il viso, ovale e armonioso,
è espressivo e tenero, i grandi occhi chiari colpiscono per la luce
interna che li anima”.
Cesare Borgia |
Ben presto il padre,
salito al soglio pontificio col nome di Alessandro VI, capisce che
questa figlia, così bella e aggraziata, potrà fare la fortuna della
casata. Lucrezia diverrà una semplice pedina di scambio, verrà
promessa sposa diverse volte, e spesso le promesse verranno sciolte
all'arrivo di un miglior partito. Giovanni Sforza, Alonso d'Aragona
si susseguono come mariti, in un equilibrio di poteri che ora si
sposta su Milano, ora su Napoli. Al centro Lucrezia, i cui desideri,
per la ragion di stato, passano in secondo piano. E poi c'è la
figura centrale del fratello, Cesare Borgia, il Valentino, che della
famiglia Borgia è il vero perno. Temuto dallo stesso padre e dalla
sorella, sarà lui a decidere spesso le sorti dei matrimoni e della
dinastia, levando di mezzo chi gli era di ostacolo, per assecondare i
propri sogni di grandezza, ambiziosi, smisurati. Idealizzato, come
tutti sanno, da Machiavelli per il suo essere un principe senza tanti
scrupoli, è una figura spietata, di grande violenza.
Il trasferimento di
Lucrezia a Ferrara, dove andrà in sposa ad Alfonso d'Este, cambierà
per sempre le sorti della fanciulla. La successiva morte del padre
Alessandro VI e del fratello Cesare rappresenteranno per lei una vera
liberazione. Era la fine della Roma dei Borgia, fatta di splendori e
intrighi. A Ferrara, Lucrezia finalmente potrà godere di un po' di
serenità, e sarà animatrice della Corte, dove accoglierà grandi
letterati come Pietro Bembo e Ludovico Ariosto.
Quella di Lucrezia
Borgia, in conclusione, è proprio una storia da rileggere, una
figura da rivalutare senza farsi offuscare dai pregiudizi.
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