lunedì 28 dicembre 2015

Su "Lettore di Provincia" tanti nuovi Link a blog e siti letterari



Cari amici lettori,
in questi giorni sto provando a rinnovare un po' l'immagine del blog, cercando di curare maggiormente l'aspetto grafico. Ho cambiato alcuni toni di colore per rendere le pagine più gradevoli e fruibili. Inoltre, vorrei anche che questo blog diventasse uno strumento sempre più utile per voi appassionati della lettura e della scrittura. Ho così rinnovato completamente la parte dedicata ai Link di interesse, che ora contiene tutti i principali blog e siti italiani di carattere letterario. Tutti raccolti uno di fianco all'altro. Un'occasione per appassionarsi sempre di più agli argomenti culturali e per avere nuove opportunità di approfondimento.
Fateci sapere se queste piccole modifiche vi piacciono. Cercheremo di farne altre, prossimamente, per migliorare ancora di più l'aspetto del blog.
A presto! Ciao!

P.S. Se poi anche voi gestite un blog o un sito a carattere letterario o culturale, e volete mettere un Link al "Lettore di Provincia", siete i benvenuti!

Curiosità letterarie: Un lupo mannaro nel “Satyricon” di Petronio



Cari lettori, voglio inaugurare oggi una nuova sezione del “Lettore di Provincia”. Una sezione dedicata alle curiosità del mondo letterario. Capita spesso, infatti, mentre si è impegnati nella lettura, di imbattersi in aneddoti o curiosità che colpiscono la nostra fantasia. Ve li proporrò, man mano, sulle pagine del blog. Spero che questa sezione vi interesserà. 
La curiosità letteraria di cui vi voglio parlare oggi è quella legata alla presenza di un lupo mannaro nelle pagine del “Satyricon” di Petronio. 
Tito Petronio Nigro è stato uno scrittore e un cortigiano famoso, al tempo dell'imperatore Nerone. Fu noto anche come Petronius Arbiter, dalla descrizione che ne fece Tacito di “arbiter elegantiarum”, ossia punto di riferimento in fatto di mode e di eleganza. Ammirato da Nerone proprio per questo, fu anche proconsole romano in Bitinia. Accusato di far parte della congiura dei Pisoni per uccidere l'imperatore, fu costretto a suicidarsi. Lo fece a modo suo: si tagliò le vene, poi se le fasciò; si tolse le fasce, poi di nuovo si fasciò. E intanto ascoltava poesie d'amore. Poi pranzò, riposò un po', e infine, prima di morire, scrisse un eccentrico testamento. 
Del “Satyricon”, la sua opera fondamentale, rimangono molti frammenti. Uno di essi, il più completo, è la “Cena di Trimalchione”, che però è sufficiente a rendere l'idea dell'opera nel suo complesso. Scrive Giorgio Montefoschi nell'introduzione al volume edito da Rizzoli- BUR: “Il convito più carnale dell'antichità. L'anima qui non esiste. C'è solo il momento presente: ingordo, oppresso dalla sua opulenza tanto tragica quanto funeraria, splendido e vomitevole, percorso da una sotterranea tristezza”. Il protagonista è Trimalchione, schiavo liberato che, appena ottenuta la libertà, si é “fatto da sé”, come si direbbe oggi, ed è diventato ricchissimo. Intorno a lui ruotano un gran numero di personaggi, che raccontano anche tante storie, spesso boccaccesche o quasi incredibili. 
Una di queste storie è quella narrata da Nicerote, che appunto parla di un lupo mannaro. Riporto tra virgolette le citazioni del testo tradotto da Andrea Aragosti per la Rizzoli. Nicerote, mentre si dirigeva verso la casa della sua amante Melissa, era in compagnia di un soldato “forte come un Orco”. A un certo punto giungono all'altezza di un cimitero e il soldato si allontana per urinare. All'improvviso, il soldato si tolse i vestiti e “d'un tratto diventò lupo. Non crediate che io scherzi; non direi una balla per tutto l'oro del mondo. Ma, come avevo principiato a dire, dopo che diventò lupo, cominciò a ululare e fuggì nel bosco”. 
Nicerote resta interdetto, comunque riesce e riprendersi e si dirige a casa dell'amica, la quale l'informa che, poco prima, “è entrato nel cascinale un lupo e a tutte le pecore, come un macellaio, le ha sgozzate.” Uno degli schiavi, comunque, è riuscito a trafiggerlo al collo con una lancia e a metterlo in fuga. Nicerote fugge e, tornato a casa sua, resta impietrito: “Il mio soldato era sdraiato sul letto, pesante come un bove, e c'era un medico che gli medicava il collo. Capìì che era un lupo mannaro” (in latino versipellem). Il racconto si conclude con Trimalchione che dice: “mi è venuta una gran pelle d'oca, perchè so che Nicerote non racconta frottole”. 
Curioso, vero? A presto cari lettori, alla prossima Curiosità letteraria!

domenica 27 dicembre 2015

Le poesie di Francesco Casuscelli: Le Domeniche dell'Avvento


Cari lettori, vi propongo una nuova bellissima poesia di Francesco Casuscelli, autore che già altre volte ho ospitato sulle pagine di questo blog. E' una poesia che ci invita a migliorarci e a crescere. Diamo voce all'autore.




Le Domeniche dell'Avvento



                             Abbiamo percorso strade polverose
                             affollate di vizi e virtù.
                             Abbiamo pianto per mille motivi
                             ed abbiamo gioito per tante effimere conquiste
                             Eccoci arrivati nel periodo dell’Avvento
                             una voce paterna quasi familiare
                             ci accoglie, invitandoci ad accendere una
                             candela per ogni Domenica.
                             Ecco una candela per Perseverare
                             nella ricerca della Fede.
                             Ecco un lume che offre la luce
                             per Perdonare i nostri nemici.
                             Ecco una fiammella accesa con pazienza
                             per Ascoltare con il cuore i nostri fratelli.
                             Ecco un lumino per ricordare di
                             Sovrabbondare nell’amore prossimale.
                             Ecco un cero per Pacificare l’angolo
                             intorno a noi ed inviare venti di pace.
                             Ecco la fiaccola del fuoco divino
                             accesa per Obbedire con spontaneità
                             al mistero dell’incarnazione.
                             Queste sei candele saranno compagne
                             nella veglia che rinfranca, con le parole
                             della Sapienza e della Preghiera.



Francesco Casuscelli nasce a Zambrone (VV) nel 1967, sposato, due figlie. Dopo la laurea in chimica farmaceutica ed un periodo di formazione all’estero si trasferisce nell'hinterland di Milano, dove lavora come ricercatore chimico. Ama la natura e si dedica con passione alle piante. Si è interessato di politica e di ecologia. Ama leggere romanzi e poesie. Da pochi anni ha iniziato ad occuparsi della promozione della lettura nella Biblioteca comunale di Dairago (Mi) inserita nel consorzio CSBNO. Ha organizzato incontri con gli autori ed ha presentato libri di autori del territorio. In seguito a questo interesse ha avuto modo di incontrare poeti che lo hanno introdotto nel mondo della poesia, verso la quale si è appassionato fino a trovare la convinzione di scrivere sue poesie curando il suo blog personale. www.sospensionimolecolari.blogspot.it profilo twitter @facasus

sabato 26 dicembre 2015

Diventa un lettore fisso di "Lettore di Provincia"!



Qualche tempo fa si era parlato della possibilità di diventare un lettore fisso di "Lettore di Provincia" tramite Google Friend Connect. Purtroppo, il gadget non funzionava molto bene, e diverse persone non sono riuscite a portare a termine l'operazione.
Oggi, con il nuovo gadget "Lettori Fissi", il problema sembra essere stato definitivamente risolto! Chi vuole, infatti, può iscriversi al blog e non perdere nessuna delle nuove notizie. 
Per iscriversi, basta cliccare nel riquadro che trovate in alto sulla destra.

Unitevi a noi, vi aspettiamo!

P.S. L'immagine sotto è solo esplicativa, cliccate in alto a destra! :)




venerdì 25 dicembre 2015

L’elezione al soglio pontificio di Giovanni XXIII... vista da Borgotaro




Nei primi giorni del mese di ottobre 1958, Pio XII, papa Pacelli, spirava. Eletto pontefice nel 1939, aveva retto il papato in anni difficili, mentre il mondo era scosso dall’immane tragedia della seconda guerra mondiale e negli anni della ricostruzione post-bellica. Ora, alla sua morte, si poneva il problema di designare un degno successore. Dopo un breve conclave, a soli 18 giorni di distanza, veniva eletto papa Roncalli, Giovanni XXIII. Un papa che ha segnato, come pochi altri, la storia della Chiesa e dell'intero '900. A quasi 60 anni di distanza, vogliamo ricordarlo mostrando come Borgotaro visse quell'evento. E lo facciamo attraverso le parole del bollettino “Voce del Taro” del 23 novembre 1958.
“Giornata storica il 25 ottobre scorso. Dopo solo diciotto giorni dalla morte di Pio XII Iddio buono e misericordioso ha dato ai credenti il nuovo Pastore e Padre. Il suono festoso delle campane ha espresso vivamente la gioia della cristianità e del mondo. Habemus papam!” La notizia era stata trasmessa anche dalla televisione, che era ancora ai suoi esordi: “La radio e la televisione è stata insieme strumento di informazione, ma ha anche rivelato un impensato interessamento da parte di ogni categoria di persone per un avvenimento che si credeva seguito solo da un limitato ambiente”.
A oltre cinquant’anni di distanza, sembra di rivivere le stesse sensazioni che tutti noi abbiamo provato poco tempo fa, in occasione della nomina dell’attuale papa Francesco: “Le lancette del grande orologio della Basilica segnavano le 17,10, già le ombre del crepuscolo scendevano sulla cupola, sull’obelisco, sulle fontane […] Ecco un sottile filo di fumo appare e s’innalza dal comignolo della Sistina. Si incrociano tra la folla commenti concitati: È bianca! È nera! Ma ogni dubbio è dissipato quando alcune vetrate delle loggie berniniane si aprono e alcuni personaggi appaiono sventolando fazzoletti bianchi. L’entusiasmo nella piazza esplode”.
E mentre le forze armate e la gendarmeria pontificia si schierano sul sagrato “alle 18 si apre la grande vetrata centrale dalla quale il protodiacono Cardinal Canali pronuncia la formula di rito. Habemus Papam: Angelo Giuseppe Roncalli Patriarca di Venezia che ascende al soglio di Pietro col nome di Giovanni XXIII”.
La piazza, entusiasta, acclama a gran voce. Si attende solo, con trepidazione, l’apparizione del nuovo papa: “Ed ecco […] bianco nella veste del Sommo Pastore appare Giovanni XXIII; e innalzato con gesto maestoso il braccio impartisce la sua prima benedizione «Urbi et Orbi» a Roma e al mondo”.
Appena appresa la notizia, il parroco e il sindaco di allora, a nome di tutta la comunità borgotarese, avevano inviato i propri auguri al neo-eletto papa. E il Santo Padre, per mano del suo Segretario di Stato Card. Domenico Tardini, aveva prontamente risposto. Al sindaco, avv. Barbieri, con queste parole: “Devote espressioni augurali accolte con paterno compiacimento da Sua Santità che ringraziando benedice intera cittadinanza”. E al parroco, Mons. Corsini: “Sua Santità ha accolto fervidi auguri codesta famiglia parrocchiale con animo paternamente grato e benedicente”.


mercoledì 23 dicembre 2015

Da Attila a Federico Barbarossa: Le morti “curiose” di grandi personaggi della Storia




Sfogliando un vecchio numero di Storica, mensile del National Geographic, mi è capitato di rileggere un breve articolo in cui si dava conto della strana, per non dire assurda, morte di Attila (406-453), re degli Unni. Attila, il “flagello di Dio”, è stato uno degli irriducibili nemici dell'Impero Romano, e uno dei barbari più noti e temuti della storia.
Secondo lo storico Prisco di Panio, Attila morì, nel suo palazzo in Pannonia, a seguito di una violenta epistassi, ossia per la perdita di sangue dal naso. La morte non sarebbe stata provocata dal dissanguamento, cosa impossibile dato che la storia della medicina non registra alcuna morte per questa ragione, ma semmai per soffocamento. 

Era in corso un lauto banchetto per festeggiare il suo matrimonio con la gota Krimhilda, e la morte del sovrano sarebbe avvenuta durante la notte. Questa sembra essere, oggi, la versione più accreditata, anche se altri studiosi sostengono che il re degli Unni sia stato vittima di un assassinio. Una morte curiosa, dicevamo, proprio perchè conosciamo il valore guerriero e l'efferatezza di Attila e non ce lo vediamo proprio, alle prese con il sangue dal naso.
La sua non è stata, tuttavia, l'unica morte strana o “assurda” della storia. Ve ne vogliamo raccontare altre, sperando di fare cosa gradita.
Un altro personaggio, la cui fama è giunta intatta fino ad oggi, è Federico Barbarossa (1122-1190). L'Imperatore è noto, tra le altre cose, per la sua guerra contro i Comuni italiani e per aver partecipato alla Terza Crociata. Proprio mentre si trovava lungo la strada per la Terrasanta, Federico morì, affogando mentre stava guadando il fiume Goksu, in Turchia.
Secondo quanto riferito da un cronista arabo, però, il fiume in quel tratto non era per nulla profondo e non arrivava neppure ai fianchi di un uomo. Le esatte circostanze della morte non sono mai state chiarite. Forse l'imperatore è stato disarcionato da cavallo e, appesantito dall'armatura, non è più riuscito a uscire dall'acqua, che lo ha trascinato via.
Di certo, come detto per Attila, anche la morte di Federico Barbarossa affogato in un due palmi d'acqua ci lascia a bocca aperta.
Un altro grave inconveniente legato ai liquidi, seppure di genere diverso, fu quello che colpì lo scienziato Tycho Brahe (1546-1601), maestro di Keplero e uno dei maggiori astronomi della storia. 
La sua morte, avvenuta nel 1601, fu causata dalla scoppio della vescica durante un banchetto. Lo scienziato pensava che abbandonare il banchetto prima della fine fosse una cosa disdicevole, e così preferì rimanere al tavolo per moltissime ore, provocandosi danni permanenti. Morirà dopo alcuni giorni, ormai non più in grado di urinare, se non tra atroci dolori. Tycho Brahe, ovvero quando il Galateo può fare davvero male.
E infine, la morte di Francesco Bacone (1561-1626). Il grande filosofo morì di polmonite nel 1626 mentre si trovava nella residenza del conte di Arundel, ad Highgate. Di strano c'è che Bacone si era ammalato mentre studiava l'effetto della neve e del ghiaccio sulla conservazione delle carni, in particolare la carne di pollo. Non aveva considerato che uno degli effetti del freddo eccessivo sarebbe stato quello di farlo ammalare gravemente.

E voi, conoscete altre morti curiose di personaggi della storia?


Auguri di Buon Natale da "Lettore di Provincia"!




martedì 22 dicembre 2015

Francesco Picenardi, musicista e pittore


Pubblico qui un pezzo che avevo affidato alle pagine del "Lunariu Burg'zan" del 2013, storico calendario di Borgotaro (PR). Il pezzo riguarda un personaggio che ha lasciato un'importante traccia nella storia del paese.



Tra i borgotaresi illustri del passato figura, senza dubbio, Francesco Picenardi. Nato a Borgotaro il 19 marzo 1753 da nobile famiglia, fu educato alla Corte di Parma, dove fu paggio degli Infanti don Filippo e don Ferdinando di Borbone. Fra gli altri studi, si applicò particolarmente a quello del violino, dove ebbe come guida il maestro dei paggi, il prof. Ragazzi. Ben presto, tuttavia, egli si dimostrò così capace e abile nell'uso dello strumento da superare quasi, in pochi anni, lo stesso maestro. Tanto che lo stesso Picenardi chiese di potersi avvalere di un insegnante più preparato e il primo Ministro della Corte gli concesse di prendere lezioni dal prof. Andrea Melegari, virtuoso di camera del Principe. Sotto l'ottima direzione di quest'ultimo, e grazie al proprio genio e talento, Picenardi fece progressi strepitosi. Non aveva ancora compiuto 14 anni allorchè fu ammesso ad eseguire alcuni difficili concerti di violino alla presenza del Real Infante don Ferdinando, per cui ottenne grandi onori e applausi. Terminata la sua carriera di paggio, ritornò a Borgotaro, dove continuò a dedicarsi alla musica con ottimi risultati. Negli anni divenne anche un esperto direttore d'orchestra. L'illustre musicista Carlo Gervasoni, nella sua opera “Nuova teoria della musica”, elogia l'opera di Picenardi e l'orchestra da lui diretta: “Da ben ventidue anni io sono testimonio della sua rara abilità, ad al mio arrivo in Borgo Taro fu per me di non ordinaria sorpresa a rinvenire quivi una compita orchestra di virtuosi dilettanti, degna veramente d'una più grande città”.
Riflettendo sui contenuti di un libro di Gervasoni e dialogando con lui, Picenardi apprese alcune particolari regole del contrappunto e iniziò a comporre musica di diverso genere. Tra le sue composizioni si ricordano una Messa a tre voci concertata con grande orchestra, alcuni salmi, dodici concerti per violino, vari concerti per flauto ma soprattutto sei duetti per violino che, sempre a giudizio di Gervasoni, bastano a collocarlo tra i più celebri compositori dell'epoca in quel genere.
Francesco Picenardi si è inoltre dedicato alla letteratura e all'arte della pittura, dove ha dato prova di grande abilità. Famosissimo è il suo quadro che ritrae Borgotaro (1802).




lunedì 21 dicembre 2015

Il caso Adam Wild: un'altra serie a fumetti verso la chiusura?




La passione a fumetti del sottoscritto è cosa nota. Ne ho parlato spesso sulle pagine di questo blog, ed è testimoniata anche dal fatto di aver organizzato diversi incontri con grandi personaggi delle nuvole parlanti, da Gallieno Ferri a Claudio Nizzi a Moreno Burattini. Una passione che si nutre di lettura, prima di tutto, ma anche di recupero di fumetti del passato più o meno recente che, per vari motivi, mancano alla mia collezione.
E' cosa altrettanto nota che le vendite dei fumetti siano in costante calo. Fenomeno, questo, piuttosto curioso, visto il successo crescente e inarrestabile delle Fiere del Fumetto che, a partire da Lucca Comics & Games, invadono i vari angoli della penisola e mettono in moto, ogni volta, diverse migliaia di persone.
Analizzare le ragioni di questo fenomeno va forse al di là delle mie possibilità, ma di certo si legano alla concorrenza implacabile di altre forme di intrattenimento, che distolgono dalla lettura intere generazioni di giovani.
Già, i giovani, vero punto debole del sistema. I lettori di fumetti, oggi, sono soprattutto gli adulti, uomini o donne, e solo raramente i ragazzi o i bambini, anche se certe serie recenti, in primis Orfani, cercano di strizzare l'occhio a questo target di pubblico.
Se perdiamo i giovani sono guai! Speriamo che si noti presto un'inversione di tendenza, in questo senso, e lo dico da appassionato.
Mentre pensavo a queste cose, qualche tempo fa mi è capitato di leggere un'intervento di Gianfranco Manfredi, grande sceneggiatore di fumetti e ideatore del personaggio di Adam Wild, che lamentava la scarsità delle vendite del suo personaggio e il conseguente rischio di chiusura anticipata della serie. Una brutta notizia, che lascia l'amaro in bocca.
Una bella serie, Adam Wild, che vede le avventure in Africa di un eroe positivo, famoso per essere un liberatore di schiavi.


Nei 15 numeri finora usciti, lo vediamo alle prese con gli schiavisti, prima di tutto, ma anche con i riti e le tradizioni africane, con i diari di Livingstone, con tanta avventura e un pizzico di romanticismo. Un eroe con tutte le carte in regola per appassionare e coinvolgere, con il fascino tenebroso dell'eroe di una volta, e con quel pizzico che ironia che non guasta, legata alla figura del Conte, che lo accompagna.
E invece, Adam Wild non sfonda.
E' l'avventura classica che non va più di moda? Anche Mister No, personaggio per certi versi simile, fu chiuso qualche tempo fa per analogo calo di vendite. E' la difficoltà di lanciare un personaggio nuovo che colpisca i lettori, fedelissimi ai loro miti, a Tex, Zagor, Dylan Dog? Potrebbe essere un'ipotesi.
Certo è che un'altra serie corre verso la chiusura e ci dispiace. Anche se noi, inguaribili ottimisti, speriamo nel miracolo e continuiamo a comprarlo.
Non lo conoscete? Lo trovate in tutte le edicole, esce all'inizio del mese.
Provate a leggerlo, vi piacerà!











domenica 13 dicembre 2015