venerdì 13 gennaio 2017

L'uomo del futuro, l'eredità di don Lorenzo Milani




“L'uomo del futuro” di Eraldo Affinati (Mondadori) è un libro che merita di essere letto, perchè affronta la figura di don Lorenzo Milani che, a quasi 50 anni dalla morte, non ha ancora esaurito la sua carica innovativa e merita ulteriori approfondimenti.
Un sacerdote che, scrive Affinati, “non ci ha lasciato trattati teologici, ma una sapienza del fare scuola, qui e ora, cogliendo nella passione pedagogica del maestro l'essenza più autentica del Cristianesimo, inteso quale racconto di sguardi che, incrociandosi, si prendono cura l'uno dell'altro”. Un libro che è una biografia del priore di Barbiana, ma è al tempo stesso molto di più. Certo, possiamo seguire da vicino la sua vicenda umana, a partire dalla nascita, nella Firenze degli anni '20, che lo vede rampollo di una famiglia agiata, dal patrimonio immobiliare considerevole e dalla raffinata cultura. Possiamo poi accompagnarlo idealmente a Milano, luogo della fallita vocazione pittorica, o a Montespertoli e Castiglioncello, fino all'approdo di San Donato di Calenzano, che lo vede in azione nella prima scuola popolare da lui fondata. Ma soprattutto lo ritroviamo a Barbiana, “penitenziario ecclesiastico”, borgo remoto dell'Appennino toscano che sarà il luogo della sua rivoluzione pedagogica. Come non ricordare la lettera a quella professoressa che respingeva i suoi alunni, ma prima di tutto li intimidiva, e le figure emblematiche di Pierino e Gianni, veri simboli dell'alunno privilegiato e di quello eternamente respinto.
L'approccio di Affinati, tuttavia, e la sua originalità, sta nel fatto che non c'è solo la storia di don Milani, ma anche la ricerca, per così dire, della sua eredità, di quel che resta oggi della sua esperienza di vita. 
“Oggi i ragazzi di Barbiana vengono dall'Afghanistan, dalla Nigeria, dal mondo slavo. Hanno alle spalle detriti, macerie e relitti, eppure quando ridono sembrano aver dimenticato tutto. L'esempio di Barbiana torna a imporsi in chiave multiculturale per favorire una vera integrazione, che dovrebbe combattere anche le fragilità degli adolescenti italiani spesso inebriati dai miti del successo, della bellezza e della sanità”.
Eraldo Affinati attinge così costantemente alla propria esperienza personale, ai propri diari di viaggio intorno al mondo, con un originale uso della seconda persona. Un libro colto, un impasto sapiente che miscela riferimenti letterari e cinematografici in un insieme ricco e affascinante, un andamento narrativo che si nutre di questi richiami, classici e moderni, che traggono lo spunto e la loro ragione di essere dalla vastissima cultura dell'autore, ma che non sono mai fuori luogo, in quanto si collegano per ideale associazione di idee al testo narrato.


Un libro utile anche, e forse soprattutto, per riprendere piena coscienza della portata della rivoluzione di don Milani e delle sue affermazioni che all'epoca furono come “fulmini e dinamite” e che oggi vengono spesso citate ma, forse, non sufficientemente comprese.

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