sabato 16 settembre 2017

Il caso di Via Petrarca, un Giallo nella Parma del giugno '70

Un romanzo di Pietro Furlotti, giornalista della “Gazzetta di Parma”



Il racconto Giallo “classico” ad enigma, presenta alcune caratteristiche fisse e ricorrenti, che lo caratterizzano e ne hanno fatto la fortuna. La narrazione prende l'avvio solitamente da un fatto criminoso, un omicidio o un furto, e di conseguenza si presenta un enigma di difficile soluzione. Chi ha commesso l'omicidio? Chi è il ladro?
Lo svolgimento dell'azione prevede l'entrata in scena di un investigatore, un detective o un commissario di polizia, che deve ricostruire la vicenda e scoprire il movente del crimine e il suo autore. L'abilità di chi conduce le indagini consiste nel saper raccogliere gli indizi, interrogare i testimoni, e giungere poi a risolvere il caso, basandosi sul proprio acume e sulle proprie intuizioni o deduzioni.
All'interno di questa struttura consolidata, si colloca il bel libro di Pietro Furlotti “Il caso di via Petrarca”, che ripropone tutti o quasi gli ingredienti del genere e li colloca nella realtà parmigiana degli anni '70. Il celebre archeologo Luigi Riccò viene trovato morto nel proprio appartamento, ucciso da diverse ferite da arma bianca. Il caso viene affidato al commissario Amos Mariani, che conduce le indagini con l'aiuto fondamentale dell'ispettore Carlo Ferrari. I borghi di Parma fanno da sfondo a una vicenda avvincente, in cui il commissario si troverà a seguire diverse piste, spesso sbagliate, fino al finale che scioglierà tutti i nodi della vicenda, ma che ovviamente non rivelo.
Il libro è disseminato di indizi e, se il lettore sta al gioco, c'è di che divertirsi. Spesso si va anche noi fuori strada e si viene ingannati da Furlotti, che si rivela bravo a proporci false piste, falsi colpevoli perfettamente credibili nel ruolo. Ci sono personaggi che restano impressi, come Lodo, clochard e anima della città, che al lettore parmigiano ricorderà “al Mat Sicuri”, simbolo a sua volta di un'epoca della città ducale che, ahimè, non esiste più.
Il commissario poi, Amos Mariani, è personaggio notevole. Figlio di un partigiano che ha fatto la Resistenza in Valtaro, è figura complessa. Preciso e determinato nel suo lavoro, risulta un po' irrisolto nella vita privata e amorosa, a tratti quasi infantile e insicuro quando si perde nei ricordi e nei sogni ad occhi aperti. Tratti questi che giovano alla verosimiglianza nella descrizione del carattere di un giovane uomo, deciso ma ricco di umanità.
Inoltre, da apprezzare, è la ricostruzione della Parma del giugno '70, restituita con abilità dall'autore che, giovanissimo, non l'ha vissuta direttamente. Colpiscono le pagine dedicate ad Italia-Germania 4-3, la passione per la musica e la vibrante atmosfera di cambiamento che caratterizzava quegli anni.
Sottotitolo del libro è “La prima indagine del commissario Amos Mariani”. Speriamo che ne seguano altre, e che Pietro Furlotti, giornalista della “Gazzetta di Parma”, ci sappia regalare altri pezzi di bravura come questo. Vogliamo vedere Amos Mariani di nuovo all'opera.





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