“Non
sono fra coloro che considerano la modestia una virtù. Per un uomo
dotato di logica, tutte le cose andrebbero viste esattamente come
sono, e sottovalutare se stessi significa allontanarsi dalla verità
almeno quanto sopravvalutare le proprie doti”. Queste parole, che
Conan Doyle affida a Sherlock Holmes per descriverlo, calzano a
pennello anche per il personaggio di Mercurio Loi. Arrogante,
vanitoso, saccente investigatore che opera nella Roma dei primi
dell'800, Mercurio è il protagonista di una serie di fumetti per
Sergio Bonelli editore. Fumetti colti e raffinati, anomali, per tanti
aspetti, nella produzione bonelliana, che vivono più sui dialoghi
che nell'azione, e che risultano anche persino difficili da
catalogare in un genere. Pochi i personaggi in scena, trame intricate
e complesse, sono tra le sue caratteristiche e il lettore è
costantemente sollecitato all'attenzione e alla riflessione. Spesso
bisogna fermarsi a rileggere e a pensare, cosa non proprio usuale per
un fumetto, seppur d'autore. Come Sherlock, anche Mercurio ha il suo
Moriarty, ossia Tarcisio, con cui intreccia sfide basate soprattutto
sull'intelligenza e la deduzione, e il suo dottor Watson, Ottone,
figura però più complessa del suo alter-ego.
Lo
sceneggiatore, il padre vero e proprio di Mercurio, è Alessandro
Bilotta. I disegni di copertina sono di Manuele Fior. Nei primi
cinque numeri, finora giunti in edicola, si sono susseguiti ai
disegni Matteo Mosca, Giampiero Casertano, Onofrio Catacchio, Sergio
Gerasi e Andrea Borgioli.
La
serie, interamente proposta a colori, vede un altro grande
protagonista, la città di Roma. Una città vista nei suoi lati più
inquietanti e misteriosi, ricca di pericoli e segreti. Tra le pagine
capita di trovare riferimenti e citazioni del “Fiore”, attribuito
a Dante Alighieri, o di Giacomo Leopardi, con una forte attenzione
agli elementi culturali e letterari.
Una svolta interessante nella
produzione della casa editrice Bonelli, che negli ultimi anni propone
sempre più spesso intrecci che traggono suggestione dai classici
della letteratura, in un gioco piuttosto affascinante per noi
lettori. Fumetti più maturi, per tanti aspetti, che si rivolgono a
un pubblico di adulti. Scelta senz'altro condivisibile, anche perchè
quello è il pubblico del fumetto in Italia, oggi. Come noto, gli
adolescenti e il pubblico giovanile in genere sono perduti per il
fumetto, purtroppo, e hanno ben altri passatempi.
Simbolo, in un certo senso, di
questa nuova linea, è la collana “Le Storie”, che ha messo in
scena spesso intrecci giocati sulla storia e la letteratura, dalla
Rivoluzione Francese a Omero, e che nell'ultimo numero passa con
disinvoltura da Agatha Christie a Isaac Asimov. “Le Storie” dove, e non è
un caso, anche Mercurio Loi ha fatto la sua prima apparizione.
Un articolo recensivo molto interessante. Sono stato in passato un lettore di fumetti dove l'azione, le sfide muscolari erano il fulcro delle storie, questa nuova serie apre un nuovo spazio comunicativo molto seducente. Una recensione appassionante che invita alla lettura per approfondire l'interesse sucitato.
RispondiEliminaUn caro saluto
Francesco
Ambizioso nel progetto, ma artefatto in quelle che non sono prove di logica: piuttosto, lavorii dello sceneggiatore, talvolta maldestri, altre volte noiosi, per far tornare i conti. Non nascono tutti Hitchcock. Lo gravano, inoltre, leziosità anche irritanti, e trovate inverosimili: forzature al limite dell'inesattezza storica. Basta decidere di non aspirare al rango di fumetto colto e tutto scorre...
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