mercoledì 3 gennaio 2018

"Figli dello stesso fango", spaccato di un'epoca di vuoto esistenziale

Romanzo di Daniele Amitrano, pubblicato da 13 Lab Editore





“Figli dello stesso fango” di Daniele Amitrano (13lab editore) è un libro che ho finito di leggere da poco e che mi ha molto colpito, fin dalla copertina, molto cruda ma indicativa della vicenda narrata. Anche le prime battute del romanzo sono dure e lapidarie, e prendono le mosse da una telefonata tragica: “E' morto! Lo hanno trovato a terra nella stazione di Formia. Overdose di eroina”.
Quelle parole investono senza preavviso Andrea Amato, giornalista di successo a Milano, e lo fanno ritornare indietro nel tempo, quando era solo un ragazzo che lavorava allo stabilimento di Scauri, piccola località balneare del basso Lazio. Una pagina del passato, che si pensava chiusa per sempre, si riapre invece con forza. Prende le mosse da qui un lungo flash-back che ci riporta a dieci anni prima, al 1999. Amitrano rievoca le atmosfere di quel periodo, che gravitano intorno allo stabilimento di Scauri, dove Andrea lavora, la musica e le atmosfere di fine anni '90. Dalle pagine emerge un vero spaccato dell'epoca. Il racconto ci lascia anche pagine straordinariamente lievi e romantiche, come quelle della passione amorosa per la giovanissima Nancy. Un amore nascente, bellissimo, fatto di brevi uscite e approcci timidi, che rimane però irrisolto e non si concretizza, lasciando un bel po' di amaro in bocca. E poi c'è l'amicizia, la centralità della comitiva, sempre in cerca di divertimenti e svaghi per sfuggire dalla monotonia della vita di provincia. Il fascino dei ragazzi più grandi, dei veri duri, il mito della forza e del rispetto che questi incutono negli altri, l'uso delle sostanze stupefacenti. Una realtà fatta di divertimenti e rapporti malati, che alla fine lasciano un senso di vuoto sconfinato, di inutilità. Emblematiche sono, a questo proposito, le parole riferite ad uno di questi giovani, Erasmo, lasciato dalla fidanzato Dalila, ancora una volta delusa dai suoi comportamenti: “Guarda al di là del muro, verso il nulla. Un nulla che rispecchia un altro sabato sera uguale agli altri. Un nulla che raffigura perfettamente i suoi moti esistenziali e le sue lacune comunicative incolmabili”. Aurelio, detto Lampadina, Pietro, Erasmo, Massimo detto Max (capo dei bagnini) sono solo alcuni dei personaggi che si stagliano accanto al protagonista Andrea e tutti, per varie ragioni, sono calati perfettamente in questa realtà, in cui sono integrati e che sopportano, come se non esistesse alternativa. Tra gli amici, però, la figura di Giacomo, Jack, emerge prepotentemente. La descrizione dello scrittore lascia trapelare il dramma interiore che lo sconvolge, al di sotto dell'apparente mancanza di emozioni. Jack è bello, freddo e serio, dice Amitrano, “eppure il suo sguardo trapela grandi vuoti”. E poco oltre aggiunge “Non sembra mai particolarmente soddisfatto e felice, neanche mentre Vittoria lo bacia sul collo innamorata persa”.
Quanto Andrea risulti sconvolto dalla morte di Jack lo si capisce dal fatto che anche lui era parte di quella storia e avrebbe potuto fare, forse, la stessa fine, se non avesse trovato il coraggio e la forza di allontanarsi da quella realtà che lo stava ingabbiando. Quando Andrea inizierà le sue personali indagini per scoprire le ragioni della morte dell'amico, glielo confermerà Aurelio, Lampadina, che laggiù non era cambiato nulla e che lui non poteva capire: “E' facile parlare per te. Tu sei scappato lontano, ti sei sposato e fai il giornalista”.
Laggiù vigevano altre leggi, quelle della violenza e della sopraffazione.
Il finale, che ovviamente non vi rivelo, cambia tutte le carte in tavola e vi regala un effetto da straniamento degno del film “The others”. Non vi resta che leggere il libro!
Lo scrittore Daniele Amitrano, Maresciallo ordinario dell'esercito, due lauree, ha scritto anche due raccolte di poesie con cui ha vinto diversi premi letterari.



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