Il mistero della statua della Madonna del Carmine
Molti borgotaresi hanno, nella propria casa, una bella immagine della Madonna del Carmine che sembra risalire al ‘700. Si tratta di una litografia il cui tratto grafico, raffinato ed estremamente armonioso, crea particolari giochi di luce e di ombra che danno l’illusione della tridimensionalità. L’immagine però è molto diversa dalla statua della Madonna del Carmine che siamo soliti vedere esposta sul presbiterio in occasione della sagra. Sembra trattarsi proprio di un’altra statua. Vien da chiedersi se questa statua sia veramente esistita oppure sia una rappresentazione ideale della Madonna, visto che non ne abbiamo più notizia.
La questione ci ha incuriosito, e abbiamo provato
a ragionarci un po’ su.
Dunque, abbiamo questa immagine della Madonna che
sembra raffigurare una statua che non esiste più. Il primo dubbio
che ci è venuto è stato: siamo proprio sicuri che questa statua
scomparsa venisse venerata nella nostra chiesa? Il cartiglio sotto i
piedi della Vergine non sembra lasciare dubbi: “Vera effigie della
miracolosa statua di Nostra Signora del Carmine, che si venera in Val
di Taro, nella chiesa di S. Antonino Martire”. Altra questione: si
tratta di una rappresentazione ideale o reale della Madonna? Non lo
sappiamo. Però il fatto che il cartiglio posto sotto i suoi piedi
dica “vera effigie”, cioè vera immagine, è un indizio
interessante. Perché l’autore della litografia avrebbe scritto
“vera immagine di Nostra Signora del Carmine” venerata nella
chiesa di S. Antonino, se si fosse trattato di una immagine ideale?
La cosa non avrebbe avuto senso, soprattutto agli occhi dei suoi
contemporanei.
Resta in piedi il problema più grosso, e
apparentemente senza soluzione.
Poniamo pure che la statua fosse veramente
esistita. Che fine ha fatto?
Abbiamo provato a fare qualche modesta ricerca e
sono uscite alcune notizie interessanti che riguardano una statua
della Madonna del Carmine.
Don Gian Francesco Varsi, parroco di Pontolo dal
1781 al 1816, racconta nel suo Censuale di un particolare fenomeno
atmosferico verificatosi a Borgotaro nel maggio 1798: “un gran
fulmine veduto da qualcuno spiccarsi dalla parte di S. Rocco in forma
di una tavola infuocata quale spezzatasi in tre parti diede fieri
colpi alla torre di S. Antonino, scompaginò il perfetto orologio,
entrò in Chiesa in cui ruppe tutte le vetriate… involò gli
abitini alla B.V. del Carmine, squarciò un pezzo di muro sopra
l’Ancona del Crocifisso” (Domenico Ponzini, Pontolo e il
territorio di Borgotaro nel Censuale di D. Gian Francesco Varsi,
Piacenza, Tep, 1994; p. 167) “Involare” significa propriamente
‘rubare’, ‘portar via’.
Il fulmine, colpendo la statua, avrebbe
sostanzialmente strappato gli abitini della Madonna, ma non sembra
aver provocato altri danni, altrimenti è lecito credere che Don
Varsi ci avrebbe avvertito.
Facciamo un salto di una quarantina d’anni e
scopriamo che nel 1834-35 un forte terremoto colpisce la valtaro. Ne
parla diffusamente il senatore Primo Lagasi in un suo libro, citando
la cronaca fatta dall’allora parroco di Pieve di Campi. In un
passaggio si parla dei danni provocati alla chiesa di S. Antonino di
Borgotaro: “Anche questa chiesa e canonica soffrirono varie
crepulature e caddero a terra diverse pianne dai tetti della canonica
e della chiesa. Una statuetta di gesso rappresentante la Madonna del
Carmine che era in chiesa in cima al Battistero precipitò dall’alto
e andò in pezzi”. (Primo Lagasi, Il mio paese dal 1806 al 1933,
Roma, Tipografia del Senato, 1933; p.123)
Non sappiamo se si tratta proprio della statua
scomparsa di cui ci siamo occupati in questo articolo, e forse non lo
sapremo mai. Però l’ipotesi è suggestiva.
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