Il famoso drago della Val Tarodine

Leggende borgotaresi - a cura di Rita Santini





Esiste, sotto la chiesa di San Vincenzo, lungo la strada che porta a Valdena, che confina col fiume Tarodine, una grotta visibile ancora oggi quando il fogliame lo consente. Sembra un antro, che dal ventre della montagna si apre semi-nascosto tra i rovi. È una grossa caverna, e la fantasia popolare racconta una leggenda che si snoda attraverso i secoli ed è giunta fino ai giorni nostri; si è parlato sovente di un grosso serpente con sette teste e diverse code. Sulle teste si racconta che avesse delle grandi creste che lo facevano assomigliare a un drago. Questo pauroso animale sarebbe uscito spesso alla chetichella, dimostrandosi ghiotto di galline e qualunque altro animale riuscisse a rapire e mangiare. Qualcuno, meno credulone degli altri, pensava che si trattasse di una o più volpi, o volpine, che affamate venivano a rifocillarsi nei pollai nei lunghi e rigidi inverni. Allora, alcuni uomini coraggiosi decisero di entrare nella grotta per ispezionarla; però, entrati nella prima grotta, si meravigliarono nell’incontrarne all’interno un’altra ancora più grande e oscura. Poi subentrò in loro una paurosa tristezza e questa malinconia gli impedì di proseguire oltre. Perciò ritornarono velocemente verso l’uscita. Da allora nessuno più vi entrò. Ultimamente del drago non si sente più parlare: lascia tutti tranquilli. Forse si è addormentato o presumibilmente è morto? O forse non è mai esistito?
La leggenda legata a questo serpente o drago potrebbe essere all’origine del nome che viene tradizionalmente dato alla Valle formata dal fiume Tarodine, che viene appunto detta “La Valle dei serpenti”. 

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