Curiosità storiche: La Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina
La figura importante, eppure poco nota, di Olympe de Gouges
Tutti
conoscono la “Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino”
(26 agosto 1789), uno degli elementi fondamentali e caratterizzanti
del percorso della Rivoluzione Francese. Una dichiarazione di
carattere universale, che fa riferimento a diritti che spettano ad
ogni cittadino francese, sì, ma anche ad ogni uomo in generale. Uno
scritto che si ispirava alla Dichiarazione d'indipendenza degli Stati
uniti d'America e che fissava principi basilari e ancora oggi
imprescindibili.
All'art. 1,
ad esempio, si affermava che gli uomini nascono e rimangono liberi e
uguali nei loro diritti. All'art. 2, invece, si chiariva che i
diritti naturali dell'uomo sono la libertà, la proprietà, la
sicurezza e la resistenza all'oppressione.
Di fronte a
questo progressivo affermarsi dell'uguaglianza dei diritti, nella
Francia rivoluzionaria, anche le donne manifestarono sempre più il
desiderio di essere parte integrante della rivoluzione. E un ruolo
fondamentale, a modo loro, le donne lo ebbero. Si pensi alla famosa
marcia delle donne su Versailles, sempre del 1789, che contribuì,
con l'apporto anche della Guardia nazionale, a convincere re Luigi
XVI a tornare a Parigi, oltre ad approvare i famosi decreti del 4
agosto.
Tuttavia,
anche se assistevano alla sedute dell'Assemblea e ai discorsi
pubblici, le donne non potevano votare, né fare parte delle
Istituzioni. In sostanza, alla fin fine, non trassero alcun vantaggio
evidente e tangibile dalla Rivoluzione.
Di fronte a
questa costante e immutabile inferiorità delle donne, la scrittrice
Olympe de Gouges compose una “Dichiarazione dei diritti della donna
e della cittadina”, in nome della parità di diritti tra uomo e
donna. Pubblicato nel settembre 1791, il testo è un'imitazione
critica della “Dichiarazione dei diritti dell'uomo” e affronta,
non senza ironia, tutti quei diritti e quelle prerogative valide solo
per l'uomo, che gli anni della rivoluzione non hanno saputo e voluto
scalfire. Tutto discende dall'articolo 1 di questo scritto che
afferma, in modo lapidario e diretto, che la donna nasce libera ed ha
gli stessi diritti dell'uomo. L'articolo 10, altrettanto chiaro,
risulterà tristemente profetico. Vi si legge infatti che, se la
donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere ugualmente il
diritto di salire sulla Tribuna, a condizione che le sue
manifestazioni non turbino l'ordine pubblico stabilito dalla legge.
Che gli
uomini del tempo non la presero molto bene risulta evidente dalla
fine che fecero fare alla povera Olympe. Le negarono la Tribuna, ma
non le negarono il patibolo, a cui fu condannata il 2 novembre 1793.
La ghigliottina fece l'ennesima vittima. Il percorso per
l'affermazione dei diritti delle donne era, infatti, ancora lungo e
accidentato.
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