martedì 6 novembre 2018

Il cacciatore di sogni, l'ideatore del vaccino anti-polio




“Albert Sabin è stato il mio eroe ed è per questo che ho voluto raccontare la sua vita nella veste che merita, quella di una storia per ragazzi, perchè “il cacciatore di sogni” ha tanto da insegnarci, ancora oggi”. Così scrive Sara Rattaro, autrice del libro di cui vi voglio parlare oggi, ossia “Il cacciatore di sogni”, edito da Mondadori (2017).
Un libro che ci ricorda, una volta di più, l'importanza dei vaccini e, in questo caso, di quello contro la poliomielite, malattia che ha continuato a colpire pesantemente la popolazione, provocando gravi paralisi o la morte, fino al 1950, anno in cui si è giunti alla preparazione dei primi vaccini, i cosiddetti vaccini di Koprowski, prima, e di Salk poi, fino a giungere infine a quello di Sabin, di cui si parla in questo libro.

Sara Rattaro
Un libro pensato per gli adolescenti, ma di gradevole lettura anche per gli adulti, che dà voce ad un ragazzo che racconta, in prima persona. E' il 4 luglio 1984. La noia dell'attesa per l'imbarco aereo si dirada all'irrompere di una notizia inattesa ed elettrizzante: Diego Armando Maradona, vero fenomeno del calcio anni '80, avrebbe viaggiato sul loro stesso aereo. Il giorno successivo, infatti, sarebbe stato presentato al San Paolo di Napoli, ai suoi nuovi tifosi. Quel giorno la vita di Luca, che da grande sogna di diventare pianista, cambia per sempre. “Oh, mio Dio! Ma quello è Maradona!”
L'incontro importante e significativo, però, è un altro, e avviene senza tanti clamori, ed è quello con un misterioso signore di nome Bruce che comincia a raccontargli una storia, quella di “un ragazzino nato cieco da un occhio, che ha salvato il mondo”.
E' la storia di Albert, nato in Polonia nel 1906, in una città che, nel corso della 1^ Guerra Mondiale, subirà i bombardamenti e l'occupazione tedesca. Le tante famiglie ebree, e anche quella di Albert, subiranno diverse angherie dagli occupanti tedeschi. La famiglia di Albert, infine, sceglierà di emigrare negli USA. E' il 1921.
Sulla nave, nel corso di una traversata durata un mese, Albert incontra un signore che sta leggendo un libro dal titolo emblematico: “Microbe hunters” (cacciatori di microbi). E' la storia di Robert Koch, Louis Pasteur, Ronald Ross e William Park, e della loro lotta contro malattie come la tubercolosi, il colera, la malaria e la difterite.
Fin da quel momento, Albert Sabin capì che essere uno scienziato sarebbe stato il suo destino, e che avrebbe dedicato la sua vita alla cura delle malattie più insidiose.
Ben presto, con l'appoggio determinante di William Park, riuscirà ad ottenere una borsa di studio e una piccola stanza dove soggiornare. Dopo essersi laureato brillantemente nel 1931, ottenne uno stage presso il prestigioso Bellevue di New York. “Il destino volle che proprio in quei mesi scoppiasse una vera e propria epidemia di quella che venne chiamata “poliomielite”, una malattia, causata da un virus, tra le più terribili che la storia dell'uomo ricordi e che procurava febbri improvvise accompagnate da terribili dolori ai muscoli che iniziavano a paralizzarsi”.
Albert Sabin
E il destino volle anche che Albert fosse lì, nel laboratorio più importante al mondo, sotto gli occhi del maggior esperto mondiale in materia. Pochi mesi prima il dottor Claus Jungeblut, docente di Batteriologia alla Columbia University, aveva pubblicato un accurato studio scientifico sul virus e sulle reazioni delle scimmie all'infezione. Se fosse stato replicabile anche sull'uomo, ci sarebbero state ottime probabilità di capire come combattere la malattia. Su ordine di William Park, Sabin ripetè l'esperimento di Jungeblut, scoprendo che l'illustre scienziato aveva sbagliato e compiuto alcuni errori di valutazione. Da quel momento Albert potè dedicarsi alla ricerca di un vaccino, che riuscì a preparare tra il 1954 e il 1955. In quegli anni, tuttavia, era già utilizzato il vaccino di Salk e il vaccino di Sabin si diffuse soprattutto nei paesi dell'est europeo e in Russia, ma non negli USA. Il crescente successo del vaccino di Sabin, che era di più facile somministrazione rispetto a quello di Salk, e immune da pericoli, fece sì che anche gli USA in seguito l'adottassero, seppure con ritardo.
In Italia il vaccino anti-polio di Sabin fu autorizzato nel 1963, e reso obbligatorio nel 1966, provocando la scomparsa della malattia dal paese.
Sabin fu anche un vero e proprio filantropo, perchè non brevettò la sua invenzione, rinunciando allo sfruttamento commerciale da parte dell'industria farmaceutica. In questo modo, il prezzo contenuto del vaccino permise una sua più vasta diffusione.




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