Quegli anagrammi nascosti nella Gioconda americana di Leonardo
Che
l'opera di Leonardo da Vinci sembri celare continui misteri, veri o presunti, è cosa nota. Che si
tratti di interpretazioni alternative dei suoi quadri, come ha teorizzato il
celeberrimo “Codice da Vinci” di Dan Brown, oppure di codici o lettere nascosti
negli occhi della Gioconda, certamente il genio di Leonardo ci riserva costanti
sorprese e stimola continuamente la nostra intelligenza, spesso spaesata di
fronte a un genio che sapeva padroneggiare tante arti e, sia detto con il
massimo rispetto, spesso si divertiva anche a “giocare” con i suoi committenti
e con la società del tempo.
Un'ulteriore conferma a questa affermazione,
è venuta, qualche tempo fa, da un'incredibile scoperta fatta analizzando un'opera
leonardesca, la cosiddetta “Gioconda americana”, esposta alla National Gallery
di Washington.
Sul
retro del ritratto, che raffigura Ginevra Benci, figlia di un ricco banchiere
che stava per convolare a nozze, c'è infatti un motto latino: “Virtutem forma
decorat”. Questa frase, secondo la studiosa italiana Carla Glori, rivela,
anagrammandola, 50 frasi leonardesche che, messe insieme, raccontano la storia
della protagonista del ritratto. La chiave che ha permesso alla ricercatrice di
risolvere l'enigma è stata l'aggiunta a “Virtutem forma decorat” della parola
“iuniperus”, ossia il ramo di ginepro che, guarda caso, compare al centro del
motto. Le 50 frasi anagrammate che ne escono raccontano perfettamente la vicenda
di Ginevra e del suo matrimonio con Luigi di Bernardo Niccolini, un vedovo di
molti anni più grande di lei. Non proprio un matrimonio d'amore, questo, se è
vero quel che emerge dalle successive ricerche.
Dal racconto “riscoperto”,
infatti, si evince che Ginevra amava un altro uomo, l'ambasciatore veneziano
Bernardo Bembo. Analizzando con i raggi infrarossi il motto della fanciulla si
scopre che, sotto a questo, se ne trova un altro, “Virtus et honor” che,
neanche a farlo apposta, è il motto del Bembo. Analogamente, con la stessa
tecnica, si è rinvenuta sotto al primo simbolo una ghirlanda, simbolo nobiliare
dello stesso Bembo. Dal racconto emergono le frasi di repulsione della donna e
l'angoscia della fanciulla in vista del matrimonio non voluto.

Bernardo Bembo
Leonardo
sembra aver voluto raccontare la vera storia di Ginevra celandola ai
contemporanei, quasi però con la certezza che i posteri l'avrebbero compresa.
Ancora una volta rimane lo stupore e l'ammirazione per il suo genio.
Concludo
con una provocazione, pur sapendo che difficilmente troverà accoglimento.
Perchè
non pensare a una serie di studi seri e mirati alla ricerca dei segreti ancora
celati dall'opera di Leonardo? Lo studio di Carla Glori apre delle prospettive
interessanti anche per la ricerca italiana. Perchè non proseguire su questa
linea, invece di lasciare questi temi solo nelle mani degli scrittori e dei
romanzieri? L'opera di Leonardo ha ancora molto da dire.

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