Come cambiò Piacenza ai tempi del Fascismo? Un viaggio nell'urbanistica del Ventennio




 Come è cambiata la città di Piacenza, dal punto di vista urbanistico, durante gli anni del Fascismo? Il volume “Piacenza littoria”, recentemente edito a cura di Interlinea edizioni, e curato da Francesca Albani e Matteo Gambaro, risponde a questa domanda attraverso un dettagliato lavoro di ricerca storica e un ricco apparato iconografico. Il libro rientra in una serie editoriale dedicata allo studio dell'architettura e delle trasformazioni urbanistiche, nonché politiche e culturali che hanno interessato le città italiane nel Ventennio fascista. Il volume ha il patrocinio della Provincia di Piacenza e dell’Ordine degli Architetti di Piacenza.

«Attraverso una serie di approfondimenti, il volume affronta i temi principali che portarono, tra gli anni venti e quaranta del Novecento, alla definizione della nuova immagine di una città che, sebbene di provincia, riuscì fin dalle sue origini, grazie alla favorevole posizione geografica e all’indole dei suoi abitanti, a inserirsi nei principali circuiti economico-produttivi-culturali anche oltre l’ambito nazionale» afferma Monica Patelli, presidente della Provincia di Piacenza nella premessa.

Il volume è frutto di un attento lavoro di ricerca e studio sull'architettura razionalista, che vuole essere anche «un esercizio di responsabilità critica» come ricorda Ferdinando Zanzottera del Politecnico di Milano, che nella nota introduttiva ricorda che «la città non è mai un oggetto passivo: è un attore che partecipa alla storia, che la ospita, che la incorpora. Questa consapevolezza diventa tanto più urgente oggi, quando il patrimonio architettonico degli anni venti e trenta è talvolta divenuto oggetto di riletture superficiali, banalizzanti o nostalgiche. Il compito del ricercatore è quello di impedire che la città diventi terreno di eccessive semplificazioni o revisionismi preconcetti».


 

La città di Piacenza negli anni trenta del Novecento è stata interessata da significative trasformazioni urbanistiche e sociali che hanno inciso significativamente sul volto della città e il suo sviluppo successivo dentro e fuori le mura. Dalle opere di bonifica ai progetti di sventramento del centro cittadino, con l’attuazione del nuovo Piano Regolatore del 1935, Piacenza venne dotata di nuove piazze, monumenti, infrastrutture di collegamento e servizi per la popolazione. Ampio spazio venne dato alla costruzione di nuovi monumenti e spazi collettivi per una città che si riscopre moderna e che vuole affermare la rilevanza nazionale del proprio ruolo di polarità e punto di collegamento sulla via Emilia. Di pari importanza fu la politica sociale, che rispose alle esigenze della popolazione contadina, operaia e dei nuovi ceti impiegatizi e che si concretizzò con la costruzione di numerosi quartieri “popolarissimi” e di edilizia pubblica. Queste e altre realizzazioni (scuole, ospedali, mercati, ecc.) portarono a compimento annose questioni e istanze dibattute sin dall’inizio del secolo, occasione progettuale per architetti, ingegneri e professionisti locali e no, tra i quali si distinse l’opera di Luigi Moretti, impegnato nella progettazione della GIL (1932-1933), significativamente trasformata nel tempo.

Il contenuto del volume, come accennato, è corredato da circa 100 fotografie d’epoca d’archivio, anche inedite, su Piacenza.





 

Francesca Albani, architetto PhD, professore ordinario di Restauro architettonico, coordinatore del Collegio dei Docenti del Dottorato in Conservazione del Patrimonio Costruito e membro della commissione scientifica del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano. Dal 2003 si occupa di temi relativi al restauro architettonico, urbano e dei paesaggi culturali in riferimento all’architettura tradizionale e a quella del XX secolo. Svolge attività didattica presso il Politecnico di Milano e l’Accademia di architettura di Mendrisio. Autore di tanti libri, saggi e articoli scientifici pubblicati sulle principali riviste nazionali e internazionali; è co-curatrice della serie “Architettura littoria” edita da Interlinea.





Matteo Gambaro, architetto PhD, professore di Tecnologia dell’Architettura presso il Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano. Svolge attività didattica nei corsi di laurea magistrale della Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni e attività di ricerca, con Enti e Istituzioni pubbliche, sulle tematiche dell’innovazione tecnologica nei processi di riqualificazione edilizia e urbana e sull’architettura e le tecnologie del XX secolo. L’attività universitaria è completata da ricerche e sperimentazioni progettuali in contesti reali di intervento. Autore di libri, saggi e articoli scientifici pubblicati sulle principali riviste nazionali e internazionali.  



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