domenica 25 novembre 2018

I grandi Incipit della letteratura: "Moby Dick" di Herman Melville





Cari amici del “Lettore”, oggi voglio proporvi un nuovo Incipit letterario; anche in questo caso si tratta di un capolavoro della letteratura, che non può mancare nel nostro personale elenco di #classicidaleggere. Si tratta di “Moby Dick” di Herman Melville. Il romanzo, pubblicato nel 1851, ebbe scarsissimo successo e fu un fallimento dal punto vista economico, tanto che alla morte di Melville si calcola che ne fossero state vendute solo 3000 copie. Riscoperto negli anni venti del '900, ha conosciuto un successo che non tramonta.
La vicenda, molto difficile da riassumere in poche battute, vede come protagonista il comandante Achab e la sua nave baleniera, il Pequod, che va a caccia di balene e capodogli, in particolare dell'enorme balena bianca, Moby Dick, appunto, verso cui il comandante nutre un enorme sentimento di vendetta. Il libro non è soltanto fatto di avventure sul mare, ma è ricco di riflessioni filosofiche, scientifiche e religiose, affidate al narratore Ismaele, alter ego dell'autore. Il viaggio, con le paure e i timori che lo accompagnano, è infatti anche un'allegoria della condizione umana.
Concludo con una curiosità: Moby Dick è realmente esistita? Pare che Melville, nella stesura del romanzo, si sia ispirato a un articolo di Jeremiah Reynold intitolato “Mocha Dick: or the White Whale of the Pacific”, pubblicato nel maggio 1839 sul “Knickerbocker Magazine”. Vi si raccontava della cattura di un'enorme balena che terrorizzava i balenieri nella prima metà dell'800. Il nome “Mocha Dick” era legato al fatto che era stata avvistata più volte vicino all'isola di Mocha, in Cile. Quando fu uccisa, al largo delle coste brasiliane, le furono trovati in corpo 19 arpioni, a testimonianza dei tanti tentativi di assalto falliti delle navi baleniere.
Ma ora veniamo all'Incipit. Buona lettura!


Incipit di “Moby Dick” – Herman Melville


Chiamatemi Ismaele.
Qualche anno fa - non importa ch'io vi dica quanti - avendo poco o punto denaro in tasca e niente che particolarmente m'interessasse a terra, pensai di mettermi a navigare per un po', e di vedere così la parte acquea del mondo. Faccio in questo modo, io, per cacciar la malinconia e regolare la circolazione. Ogniqualvolta mi accorgo di mettere il muso; ogniqualvolta giunge sull'anima mia un umido e piovoso novembre; ogniqualvolta mi sorprendo fermo, senza volerlo, dinanzi alle agenzie di pompe funebri o pronto a far da coda a ogni funerale che incontro; e specialmente ogniqualvolta l'umor nero mi invade a tal punto che soltanto un saldo principio morale può trattenermi dall'andare per le vie col deliberato e metodico proposito di togliere il cappello di testa alla gente - allora reputo sia giunto per me il momento di prendere al più presto il mare. Questo è il sostituto che io trovo a pistola e pallottola. Con un ghirigoro filosofico Catone si getta sulla spada; io, quietamente, mi imbarco. Non c'è niente di straordinario in questo. Basterebbe che lo conoscessero appena un poco, e quasi tutti gli uomini, una volta o l'altra, ciascuno a suo modo, si accorgerebbero di nutrire per l'oceano su per giù gli stessi sentimenti miei.






1 commento:

  1. Wow, grazie @massimo beccarelli per aver narrato il "mio" classico da leggere.

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