domenica 1 marzo 2020

Quei misteri celati nelle tombe: i casi di Alessandro Farnese e di Federico II





Nel mese di gennaio, come reso noto dalla “Gazzetta di Parma”, è stata riesumata la salma dell'illustre condottiero parmigiano Alessandro Farnese. La delicata operazione, effettuata dall’equipe di Arché restauri, promossa dall’Ordine Costantiniano e svoltasi alla presenza di illustri testimoni, potrà fare luce su un mistero lungo quattro secoli. L’idea di riesumare la salma di Alessandro Farnese è nata da Anna Zaniboni Mattioli, grande appassionata di storia, e dallo studioso Giuseppe Bertini, autore di importanti saggi sulla storia dei Farnese. 

Figlio di Ottavio e di Margherita d'Austria, Alessandro Farnese trascorse i primi anni della sua vita a Parma. Ben presto, tuttavia, conquistatosi la stima del re Filippo II di Spagna, che era suo zio, diventò uno dei suoi più stretti consiglieri ed accompagnatori. Le sue doti militari risultarono ben presto evidenti a tutti e Alessandro ebbe un ruolo decisivo nella battaglia di Lepanto che, nel 1571, arrestò l'avanzata turca in Europa e, in seguito, anche nella gestione della rivolta nelle Fiandre. 

Alla morte del padre Ottavio, nel 1586, Alessandro divenne il terzo duca di Parma e Piacenza. Alcuni anni dopo, nel 1592, Alessandro moriva in circostanze misteriose, mentre si trovava in Francia impegnato ancora una volta come soldato. Aveva solo 47 anni e la sua morte, a distanza di secoli, è ancora avvolta dal mistero. C'è chi ha parlato di morte per polmonite, chi di morte per cancrena. Secondo alcuni storici, potrebbe essere stato avvelenato. Dopo la sua morte, il corpo venne imbalsamato in un saio francescano. Arrivato a Parma, il cadavere fu sepolto nella chiesa dei cappuccini. Nel 1823, le spoglie del Duca furono traslate nella chiesa della Steccata, e inumate nell'urna su cui campeggia la semplice scritta “Alexander”. Da dove, in questi giorni, come detto, sono state riesumate. 

Mentre pensavo a queste vicende, e in curiosa attesa degli esiti dell'autopsia, mi è tornato alla mente un libro che ho letto qualche tempo fa e che tratta una vicenda analoga, ossia la riesumazione delle spoglie di un altro illustre condottiero, a suo modo legato anche lui strettamente alla storia di Parma: Federico II. Il libro in questione di intitola “Il mistero della tomba di Federico II” e, pur essendo un romanzo, trae spunto da fatti realmente accaduti. 

Come noto, sconfitto nella battaglia di Parma (1247-1248), Federico si avviava ad un triste declino. Quando la morte lo raggiunse, nel 1250, la sua salma venne imbalsamata e traslata nella cattedrale di Palermo, dove fu collocata all'interno di un'urna di porfido rosso. In seguito, presumibilmente nel corso del '300, il sarcofago fu aperto per accogliere i resti di altri due cadaveri, quello di Pietro II d'Aragona e un altro di cui rimane tuttora ignoto il nome. Secondo alcuni si tratterebbe di quello di Guglielmo duca di Atene, ma già nella prima ricognizione ufficiale, compiuta nel 1781 in occasione del restauro della cattedrale, questo terzo cadavere risultò essere quello di una donna. Chi era dunque quella donna misteriosa tumulata con Federico e perchè le era stata riconosciuta una tale importanza e dignità?

L'autrice del libro, Daniela Scimeca, ci accompagna in questo viaggio avvincente e ricco di curiosità, che trae spunto da questo elemento discordante per imbastire un romanzo gradevole e raffinato, assumendo ben presto le tinte del giallo storico. La protagonista, Caterina, interpretando antichi documenti e collegando indizi, giungerà ad una conclusione plausibile, per quanto romanzesca che, ovviamente, non vi riveliamo. 

Un consiglio di lettura, dunque, che, se volete, potrà accompagnarvi in questi giorni, in attesa di sapere quali saranno gli esiti dell'autopsia sui resti mortali di Alessandro Farnese.

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