giovedì 27 febbraio 2014

Borgotaro: Cosa rimane della Chiesa dei Battuti?

Una delle poche foto in cui si vede, a destra, la chiesa dei Battuti
La Chiesa dei Battuti, o Oratorio della Confraternita dei Disciplinati, era situata all’angolo tra via Nazionale e la piazza del Castello. Non sappiamo l’anno preciso in cui fu eretta, ma la sua origine era senz’altro antichissima. Di sicuro esisteva già nel ‘500, ma alcuni la fanno risalire fino al ‘300. I membri della Confraternita, spesso appartenenti alla nobiltà locale, erano detti battuti perché erano soliti flagellarsi, battersi la schiena con fruste o verghe, in segno di penitenza.

martedì 25 febbraio 2014

Borgotaro: due lapidi risorgimentali






Strano destino quello delle lapidi commemorative. Il loro scopo è quello di ricordare un personaggio, un fatto storico, un episodio significativo della storia di una comunità. Vengono collocate in luoghi pubblici, accessibili a tutti, affinchè tutti le leggano e, strano destino, si diceva… nessuno le legge. Passiamo distratti per le vie del Borgo, sempre indaffarati, e non ci curiamo di queste presenze silenziose e discrete. Ognuna di loro racconta una storia, tante storie.


Come ci meravigliamo quando qualche nostro concittadino, più attento di noi, ce le racconta!
Notavo, in questi giorni, due lapidi che risalgono al giugno 1859, 150 anni fa: piena epoca risorgimentale. L’Italia cercava da tempo, vanamente, di liberarsi dal predominio austriaco. L’anno precedente, 1858, il Conte di Cavour e Napoleone III avevano stipulato un accordo segreto a Plombieres, che garantiva ai piemontesi l’appoggio francese in caso di aggressione austriaca. Non ci fu bisogno di attendere molto. L’anno successivo, nel mese di aprile 1859, scoppiò il conflitto, noto come seconda guerra d’indipendenza.
Poiché fu l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe a originarlo, inviando un ultimatum ai piemontesi, la Francia scese in campo al nostro fianco. Fin da subito, l’esercito franco-piemontese, guidato da Napoleone III, sconfisse ripetutamente l’esercito austriaco, a Montebello (20 maggio), Palestro (30 maggio) e Magenta (4 giugno). Anche a Borgotaro, in quei giorni, doveva esserci una certa animazione. La prima lapide di cui vogliamo parlare è situata alla metà di via Cassio, e ci racconta un fatto accaduto proprio il 5 giugno 1859. In quel giorno, verso sera, venne ucciso il borgotarese Antonino Casali, barbitonsor (barbiere) di anni 40, “reo di aver coraggiosamente inneggiato all’aurora della sospirata indipendenza”. L’eco della vittoriosa battaglia di Magenta, avvenuta il giorno prima, era giunta evidentemente anche al Borgo, e aveva riacceso negli animi la speranza di conquistare l’indipendenza dallo straniero: “Par quasi di sentirlo inveire verso i soldati o qualche autorità ducale: <<E’ finita! Ve ne andrete presto! Abbasso l’Austria. Viva l’Italia! >>. Venne colpito a morte in piena via Cassio”. (G. Bernardi, Borgotaro : qualcosa che conosco, Parma, Mup, 2005; p. 41).Gli scontri più significativi della seconda guerra d’indipendenza, comunque, erano ancora da venire. Decisive furono le battaglie di Solferino e San Martino (24 giugno 1859). A quest’ultima si riferisce la seconda lapide, collocata sotto il Pretorio, che è dedicata alla memoria di Pietro Ferrari di Bartolomeo, nato a Borgotaro nel 1834 e morto, appena 25enne, proprio nella battaglia di San Martino. Su quelle colline, l’esercito piemontese, sempre affiancato dagli alleati francesi, aveva combattuto strenuamente gli austriaci. Attacchi e contrattacchi, sotto un violento temporale.
Le sorti della battaglia che ora sembravano arridere ai piemontesi ora agli austriaci. Infine, la battaglia si era conclusa a nostro favore. Ma a quale prezzo! Decine di migliaia furono i morti, da una parte e dall’altra: una vera carneficina. Tra quei morti anche il nostro Pietro Ferrari, borgotarese, patriota, morto “per far la patria una-libera-indipendente”.
                                                                                                                                                            





sabato 22 febbraio 2014

Una nuova veste grafica per il "Lettore di provincia"

A distanza di quasi un anno dalla sua nascita, ho ritenuto opportuno dare una nuova grafica a questo blog. Finora avevo ritenuto di concentrarmi soprattutto sui contenuti, cercando di proporre argomenti che potessero interessare agli amici lettori che, in questi dieci mesi, mi hanno seguito con crescente attenzione.
Le quasi 8000 pagine visualizzate fino ad oggi, per un blog di taglio storico-letterario, non sono certo poche, e sono molto soddisfatto. Era giusto però cercare di migliorare anche l'aspetto di questa pagina. Senza grandi pretese, ci ho provato. 
L'intestazione "Lettore di provincia" è stata resa più evidente e mostra uno scorcio del mio paese, Borgotaro. I colori di sfondo sono ora tendenti al bianco, e mi sembrano più gradevoli. A lato ho aggiunto alcune immagini, come il logo di #classicidaleggere, a cui tengo molto. Insomma, senza farla tanto lunga, spero che la nuova veste grafica vi piaccia... Ho fatto del mio meglio.

domenica 16 febbraio 2014

“I luoghi si raccontano” di Sergio Mussi: ogni nome, una storia

Oggi vi voglio parlare del libro: “I luoghi si raccontano” (fascicolo numero 1 – Toponomastica di Borgotaro). L’autore, Sergio Mussi, si è avvalso della consulenza linguistica di Giulia Petracco Sicardi, professore emerito di Glottologia all’Università di Genova. L’impaginazione e la grafica del volume sono state invece curate dal figlio Luca Mussi, ingegnere elettronico. Il libro di Mussi è importante perché ci dà la possibilità di conoscere un luogo attraverso la sua denominazione locale: “I luoghi e i toponimi – ha rilevato Marzio Dall’Acqua, che ne aveva curato la presentazione, ormai qualche anno fa – rappresentano una storia che aiuta a capire che cosa è avvenuto nel passato”. 

giovedì 13 febbraio 2014

Cesare Cavanna: l’arte della tipografia




Cesare Cavanna, figlio di Antonio e Caterina Bianchi, nasce a Berceto l’8 novembre 1852. La fanciullezza, però, la trascorre a Borgotaro, dove il padre si trasferisce alle dipendenze del Comune. Il finire dell’800 è una stagione di grandi speranze, di grande entusiasmo nel progresso tecnologico. Si sta affermando il capitalismo, le attività industriali sono in grande espansione e sta nascendo una nuova classe imprenditoriale. Cavanna è un giovane intraprendente, sensibile al nuovo, aperto alle possibilità che la nascente società industriale può offrire, anche in un centro montano e agricolo come Borgotaro. Sul finire del 1876, Cavanna rileva l’officina-tipografia di Francesco Bergamini, da tempo attiva in paese, e già nel 1877 si trova, su carta intestata, la nuova ragione sociale della ditta. 



Il motto latino scelto da Cavanna per rappresentare la sua impresa recita: “Nihil audentibus arduum” (nulla è difficile per gli audaci). La frase rende bene l’idea della personalità e dello spirito di quest’uomo. 

Sostanzialmente autodidatta, Cavanna apprese l’arte tipografica lavorando al torchio e perfezionando le sue conoscenze sui libri di testo. 
Interessante è il fatto che la sua officina contemplava sia la stamperia che la legatoria, e ciò faceva sì che al termine del lavoro si potesse stringere tra le mani il prodotto finito, il libro. Non bisogna pensare, però, che i libri fossero l’unico prodotto della stamperia Cavanna. Venivano stampati anche manifesti di spettacoli, estratti, opuscoli, lunari, almanacchi, fogli volanti, stampati per le amministrazioni pubbliche. Tra i numerosi caratteri tipografici utilizzati, ve ne sono anche alcuni bodoniani, ossia quelli utilizzati dal famoso stampatore parmigiano Giambattista Bodoni. Il pregio delle stampe di Cavanna era, a detta degli esperti, la chiarezza e la semplicità, seguendo proprio l’illustre esempio di Bodoni. Nel primo decennio di attività, dal 1877 al 1886, la Tipografia stampa, tra le altre cose, un importante settimanale, “L’Eco del Taro” (dal 18/8/1878 al 10/08/1879) e il volume di Antonio Emmanueli, parroco di Sambuceto, L’Alta Valle del Taro e del Ceno (1886), testo fondamentale per gli studi sulla storia della Valtaro e del suo dialetto. In quegli anni, “nel circondario non esiste che una sola tipografia, quella condotta da Cesare Cavanna in Borgotaro”.
Il 31 ottobre 1886, Cavanna sposa Albertina Calderoni, da cui avrà tre figli: Dirce, nata nel 1890, Aldo, nato nel 1891, e Giovanni, nato nel 1899. Negli anni successivi, la sua attività di stampatore proseguirà alacremente. Tra le tante cose pubblicate in quel periodo, ricordiamo il volume del senatore bedoniese Primo Lagasi Studi teorici e pratici sulla legislazione forestale (1890) e quello di Tommaso Grilli Manipolo di cognizioni con cenni storici di Albareto e di Borgotaro (1893).

Cavanna, in quegli anni, non fu solo uno stampatore conosciuto e stimato, ma anche un punto di riferimento per tutti coloro che volevano avere accesso al mondo della tecnologia. Egli fu infatti rappresentante di varie ditte estere, per quanto riguardava le macchine da cucire, e rappresentante generale per l’Italia del motore tedesco Lederle. La bottega di Cavanna era addirittura un vero e proprio emporio, specializzato in prodotti tecnologici ma non solo, se vi si potevano trovare “macchine elettriche per uso medico, ventilatori, pompe da birra, estintori, pianoforti, per finire ai mandolini e chitarre di Germania, ai mantelli impermeabili, ai fucili da caccia ecc.” A inizio ‘900, Cavanna pubblica anche Relazioni ed Atti per il Comune di Pontremoli, rivolgendo quindi la propria attenzione verso la terra di Lunigiana. Sempre nel pontremolese, la tipografia stampa alcuni giornali che avranno diversa fortuna. Se infatti il “Giornale democratico costituzionale” A Noi!, stampato in vari numeri tra il 1906 e il 1908 ha avuto vita breve, “Il Corriere Apuano”, stampato da Cavanna dal 1908, è vivo e vegeto ancora oggi. Cesare Cavanna muore il 25 ottobre 1910.

Massimo Beccarelli



giovedì 6 febbraio 2014

Il Castello di Borgotaro (Castrum Burgi Vallis Tari)




Il castello di Borgotaro si ergeva maestoso a fianco della chiesa parrocchiale di Sant'Antonino, all'angolo della cinta muraria che difendeva il paese, di cui era parte integrante. Non sappiamo quale fosse la sua struttura originaria, e non si conosce la data precisa della sua costruzione, ma si può farla risalire, con buona approssimazione, al XIII° secolo. Certo è che il castello subì importanti e decisive modifiche nel corso del XV° secolo.


Nel 1429 il paese di Borgotaro passò sotto il controllo di Niccolò Piccinino, famoso Capitano di ventura, a cui si deve, secondo alcuni storici, anche l'ampliamento e il rafforzamento del castello. Successivamente, alla fine del secolo, Obietto Fieschi ne ordinò la ricostruzione, affidandola al maestro comacino Martino da Lugano.
A pianta quadrangolare, il fortilizio aveva una struttura particolarmente massiccia e si trovava in posizione sopraelevata, idonea ad essere difesa. Una sua caratteristica peculiare era quella di essere collocato all'interno delle mura, cosa piuttosto rara.
Nel corso dei secoli subì diverse modifiche e ricostruzioni. Durante il XVI° secolo, ad esempio, prima della dominazione dei Landi, Borgotaro “era cinto di assai belle muraglie, con rivellino e fossa, ed aveva numero di torri attorno in modo che per battaglia... non aveva da temere un mediocre esercito ed avrebbe rovesciato per molti giorni ogni impeto”. Il nuovo Principe, Agostino Landi, salito al potere nel 1551, ordinò l'abbattimento delle mura. É molto probabile che, in quell'occasione, lo stesso castello venisse danneggiato. Ulteriori pesanti danni, nel secolo successivo, furono provocati dalle piene del Taro, che allora scorreva molto più a monte, a ridosso del terrapieno su cui sorgeva il castello.
Nel corso della sua lunga e gloriosa storia, questo edificio non ebbe solo la funzione di fortezza, ma fu utilizzato anche come palazzo del Governatore, come prigione e come sede del Municipio. Nei primi decenni del '900, però, il suo ruolo e la sua funzione furono messi seriamente in discussione.
Il plastico del castello donato da Berto Pinazzi alle Medie di Borgotaro
Nel 1926, durante la costruzione della nuova strada per Bardi, una parte del castello fu abbattuta per permettere la realizzazione della strada che, dalla rotonda davanti al piazzale della Chiesa di Sant'Antonino, porta a Piazza Farnese. Nel 1936 il Comune si impegnava a dare un contributo per la costruzione della nuova “Casa del Fascio”, che sarebbe dovuta sorgere al posto del castello. Due anni dopo il Comune, non riuscendo a garantire il contributo promesso, si impegnava ad addossarsi la spesa necessaria per la demolizione del maniero. I lavori iniziarono in quell'anno e proseguirono nel 1939. 
Lo scoppio della guerra li interruppe, lasciando il castello demolito solo in parte, ma comunque inabitabile.
Solo nel 1958, dopo che l'Amministrazione Comunale aveva donato edificio e area all'Ente “Casa del Fanciullo” per l'erezione del nuovo asilo, iniziarono i lavori per la completa demolizione.
Oggi, dell'antica fortezza di Borgotaro, rimane solo il torrione mozzo situato nei pressi della Chiesa parrocchiale.


Massimo Beccarelli