venerdì 18 luglio 2014

I racconti di Rita Santini: L'omino dell'olio



Questa nostra era moderna è un’epoca in cui per chiamarsi, scriversi e dialogare basta un clic, una chat o qualcosa di simile, anche se questi strumenti nascondono spesso amare sorprese. Tutti lavorano attaccati ai computers e ai telefoni cellulari, e tutto è veloce e affannoso. A noi che tanto giovani ormai non siamo più, ma neppure vecchi, viene da chiederci dove sono finiti i nobili mestieri della nostra gioventù, quando il lavoro ci riempiva le ore e le giornate. Venivamo contattati da persone efficienti che ci offrivano il frutto del loro pregiato lavoro manuale. E noi lo sappiamo che era così, perché lo abbiamo provato. Fra i tanti mestieri in voga una volta, ve ne racconto uno che ha come protagonista un uomo originale e simpatico, ma soprattutto carico di umanità. Mi ricordo perfettamente un omino piccolo, anziano ma vispo, che due volte all’anno giungeva dalla Liguria. Portava sempre, caricato saldamente sulle spalle, un grosso contenitore di acciaio inossidabile, e nelle mani recava bottiglioni stracolmi di olio extra-vergine di oliva. Per tantissimi anni costui arrivò a casa nostra offrendoci un olio genuino e garantito al 100 %, che lui traeva dalle sue piante d’ulivo, che coltivava con amore nell’entroterra ligure.

Noi vivevamo allora in campagna, nella vecchia casa di mio nonno, ed eravamo in sette persone, tra cui quattro bimbi. L’omino giungeva a noi sempre verso sera, stanco ed affamato, così, dopo essersi rifocillato alla nostra tavola, rifiutava umilmente il letto che i miei genitori gentilmente gli offrivano e diceva: “Per me basta e avanza dormire qui in cucina accanto al fuoco della stufa, e sono sicuro che domattina saranno rinvigorite le mie stanche ossa”. Così i miei genitori lo salutavano e andavano a letto, chiudendosi dietro le spalle la porta. Noi bambini, dalle fessure delle porte, spiavamo con curiosità e udivamo bisbigliare piano. Erano le preghiere che provenivano dalla panca dove riposava l’omino dell’olio. Il mattino dopo, appena sveglia, io correvo in cucina per dare il buongiorno all’ometto, ma di lui non c’era più neanche l’ombra. Mia madre mi diceva: “è andato via all’alba, lui ha ancora molto da lavorare, deve vendere altro olio prima di tornare in Liguria. Sai, è molto lontana la sua casa e la sua famiglia lo aspetta”. Era vero, non c’erano mezzi allora e lui la distanza la copriva tutta a piedi. Io mi chiedo ancora adesso come facesse con un carico così pesante da trasportare, un omino così piccolo, a superare le montagne ed arrivare fino a noi. Sono passati tanti anni, tante cose sono cambiate, non so più cosa gli sia successo, e me ne dispiace. Io il trasportatore d’olio non l’ho più visto. Mi rimane però il ricordo indelebile di lui, che si sapeva guadagnare la vita col lavoro, col sorriso sulle labbra sapeva conquistarsi la simpatia di tutti. Bravo, ci hai insegnato tanto, omino dell’olio!
                                                                                    Rita Santini





Rita Santini, borgotarese, ha pubblicato poesie su giornali e periodici locali dell'Emilia Romagna, come “L'Araldo della Madonna di San Marco”, il “Lunariu Burg'zan” e la “Voce del Taro”, per cui ha scritto anche molti racconti. Ha partecipato a mostre di poesia, come il “Natale ritrovato” del Seminario di Bedonia, e le sue poesie sono state pubblicate ogni anno sul libro dei partecipanti. Molti, inoltre, gli attestati di partecipazione ricevuti da periodici e concorsi di altre regioni d'Italia. In particolare si ricorda la pergamena ottenuta partecipando ad un concorso indetto dal giornale “Lo Scoglio” di Roccaporena di Cascia. Recentemente ha conseguito il terzo premio al 35° Concorso di poesia organizzato dalla parrocchia di San Bernardo degli Usberti di Parma.

1 commento:

  1. il profumo del tempo trascorso, di quei tempi ovattati, lenti e intensi di lavorii scanditi dai tempi delle stagioni. Meravigliosi sacrifici di semplicità e dignità, poveri ma ricchi di sapienza.
    Tutto questo si percepisce da questo breve racconto semplice ed essenziale come la vità di quel tempo, una bella finestra su quella vita.
    Francesco

    RispondiElimina