La città di Leonia: Calvino prefigurava la crisi ambientale
“Il
pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato
immondezzaio non stessero premendo, al di là dell'estremo crinale, immondezzai
d'altre città, che anch'esse respingono lontano da sé montagne di rifiuti.
Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di
spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta”.
Queste
parole sono tratte da un romanzo di Italo Calvino, “Le città invisibili”, e
sembravano quasi prefigurare, mezzo secolo fa, il mondo odierno.
Calvino si
spingeva ancora oltre, andando a immaginare la progettazione di materiali nuovi, praticamente
indistruttibili e difficili da smaltire. Il pensiero corre alla plastica che
oggi ci sommerge e da cui non sappiamo difenderci: “Aggiungi
che più l'arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, più la
spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a
fermentazioni e combustioni”.
Leggere i
classici riserva sempre qualche sorpresa e qualche spunto per interpretare
l'attualità. Il romanzo in questione,
pubblicato nel 1972 per i tipi di Einaudi, è un testo dalla struttura quanto
mai complessa, che ricorre alla tecnica della letteratura combinatoria, subendo
l'influenza della semiotica e dello strutturalismo, allora molto in voga.
“Le città
invisibili” si presenta come una serie di relazioni di viaggio che
Marco Polo fa a Kublai Khan imperatore dei Tartari. Il dialogo tra loro, che si
mantiene sempre su di un tono elevato e piuttosto enigmatico, è punto di
partenza e di conclusione di ogni capitolo, che verte sulle varie città
dell'immenso impero mongolo. Lungo i nove capitoli, si incontrano 55 città,
designate con nomi di origine classica. “Nelle città invisibili non si trovano
città riconoscibili. Sono tutte città inventate; le ho chiamate ognuna con un
nome di donna; il libro è fatto di brevi capitoli, ognuno dei quali dovrebbe
offrire uno spunto di riflessione che vale per ogni città o per la città in
generale”.
Queste
parole di Calvino, riprodotte nella presentazione dell'edizione Oscar Mondadori
del libro, sono tratte da una conferenza da lui tenuta il 29 marzo del 1983 agli
studenti della Columbia University di New York, e sono veramente significative
perchè, non solo quelle pagine ci consegnano interessanti spunti di riflessione
ma, nel caso della descrizione della città di Leonia, si rivelano a tratti
quasi preveggenti, visto che sembrano preannunciare le crisi ambientali che
stiamo attraversando. Anche se, travolti dalla pandemia globale, si è parlato
meno di ambiente negli ultimi tempi, è chiaro a tutti che questo tema tornerà
presto prepotentemente al centro dell'agenda mondiale.
Un libro da
leggere dunque, “Le città invisibili”, o da rileggere, che ci conferma la
profondità di un autore che ci ha lasciato anche tante altre pagine da
meditare, ad esempio quelle contenute nelle “Lezioni americane” di cui, magari,
parleremo in un'altra occasione.
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