Sfogliando le pagine dell'archivio di “Voce del Taro”, bollettino della parrocchia di Borgotaro, spesso capita di incontrare notizie interessanti e curiose. Sul numero del 25 giugno 1959 si trova un articolo intitolato “Le monete d'argento trovate a Borgotaro”.
Lasciamo la parola all'autore del pezzo, che si firma CAM: “un cantiere che stava costruendo la strada di allacciamento della frazione di S. Vincenzo alla provinciale del Brattello era impegnato in un boschetto scosceso e per aprire un varco nella roccia affiorante erano state fatte brillare alcune mine”. Chi conosce il territorio della frazione di San Vincenzo ha ben presente l'asperità del terreno e può facilmente comprendere le difficoltà che avranno incontrato i cantieristi in quel lavoro. L'ingente quantità di pietrisco di scarto che si era ottenuta a seguito dell'esplosione, era stata gettata nella scarpata a valle dei lavori.
Proprio
all'interno di questo materiale di scarto, “una pioggia abbondante
ha messo in luce tre monetine d'argento raccolte dal vice istruttore
del cantiere, Giuseppe Ferrari”. Quelle prime monete, trovate
casualmente, non erano le sole. Infatti, controlli più accurati,
eseguiti “nella semioscurità della notte di luna [...] per non
destare curiosità dannose, hanno permesso il ricupero di altre due
monete d'argento”. Ulteriori due furono rinvenute poco lontano in
un'altra occasione e infine, afferma il redattore dell'articolo
“corre voce di un ritrovamento notevole avvenuto una ventina d'anno
or sono”.
Come
spiegare la presenza di tali monete proprio in quel luogo? L'autore
dell'articolo ha provato a dare una spiegazione. Per prima cosa
bisogna partire, a suo dire, dall'antico nome che aveva la località
del ritrovamento: “Con l'aiuto del parroco don Carlo Seghini è
stato possibile rintracciare nell'archivio della canonica un'antica
denominazione della località del ritrovamento, in un documento che
data al 1500: <<Canale dei morti>>”. Poiché è da
escludere che si possa far riferimento a un cimitero di età
medievale, visto che all'epoca vi era l'abitudine di seppellire i
morti nelle vicinanze delle chiese, potrebbe trattarsi, sostiene
l'autore, di una di quelle denominazioni, lasciate dalla tradizione,
del tempo in cui i Romani erano impegnati in aspre campagne contro i
Liguri. Considerato che, un centinaio di metri più a monte,
transitava una antica strada sicuramente romana “che molto
facilmente collegava Velleja con la Val di Magra”, non è da
escludere che i superstiti di una colonna in transito “abbiano dato
sepoltura alle vittime di un'imboscata tesa in un punto oltremodo
favorevole all'agguato”. Tutto ciò, direte voi, non spiega affatto
la presenza delle antiche monete in quel luogo. Per comprendere
meglio, infatti, è necessario aggiungere ancora un tassello alla
nostra ricostruzione. Va ricordata, infatti, sottolinea
l'articolista, “l'antica usanza di tumulare i morti con oggetti di
corredo e monete”. Ovviamente quella presentata è una teoria
ipotetica, e non sappiamo quanto sia rispondente alla realtà.
Per
concludere, una breve descrizione delle monete rinvenute a San
Vincenzo. In una di esse “è rappresentata la Dea Roma [...]
nell'altra faccia si nota la quadriga guidata da Giove, nella
seconda un trofeo di vittoria”. Poiché le monete ritrovate erano
in argento, l'autore dell'articolo provava a datarle all'età della
Repubblica Romana (tra il 268 e il 48 a.c.), in quanto quelle più
antiche erano composte di solo rame e bronzo.
Massimo
Beccarelli