sabato 31 agosto 2013

Monete romane ritrovate in Valtaro



Sfogliando le pagine dell'archivio di “Voce del Taro”, bollettino della parrocchia di Borgotaro, spesso capita di incontrare notizie interessanti e curiose. Sul numero del 25 giugno 1959 si trova un articolo intitolato “Le monete d'argento trovate a Borgotaro”.

Lasciamo la parola all'autore del pezzo, che si firma CAM: “un cantiere che stava costruendo la strada di allacciamento della frazione di S. Vincenzo alla provinciale del Brattello era impegnato in un boschetto scosceso e per aprire un varco nella roccia affiorante erano state fatte brillare alcune mine”. Chi conosce il territorio della frazione di San Vincenzo ha ben presente l'asperità del terreno e può facilmente comprendere le difficoltà che avranno incontrato i cantieristi in quel lavoro. L'ingente quantità di pietrisco di scarto che si era ottenuta a seguito dell'esplosione, era stata gettata nella scarpata a valle dei lavori.


Proprio all'interno di questo materiale di scarto, “una pioggia abbondante ha messo in luce tre monetine d'argento raccolte dal vice istruttore del cantiere, Giuseppe Ferrari”. Quelle prime monete, trovate casualmente, non erano le sole. Infatti, controlli più accurati, eseguiti “nella semioscurità della notte di luna [...] per non destare curiosità dannose, hanno permesso il ricupero di altre due monete d'argento”. Ulteriori due furono rinvenute poco lontano in un'altra occasione e infine, afferma il redattore dell'articolo “corre voce di un ritrovamento notevole avvenuto una ventina d'anno or sono”.
Come spiegare la presenza di tali monete proprio in quel luogo? L'autore dell'articolo ha provato a dare una spiegazione. Per prima cosa bisogna partire, a suo dire, dall'antico nome che aveva la località del ritrovamento: “Con l'aiuto del parroco don Carlo Seghini è stato possibile rintracciare nell'archivio della canonica un'antica denominazione della località del ritrovamento, in un documento che data al 1500: <<Canale dei morti>>”. Poiché è da escludere che si possa far riferimento a un cimitero di età medievale, visto che all'epoca vi era l'abitudine di seppellire i morti nelle vicinanze delle chiese, potrebbe trattarsi, sostiene l'autore, di una di quelle denominazioni, lasciate dalla tradizione, del tempo in cui i Romani erano impegnati in aspre campagne contro i Liguri. Considerato che, un centinaio di metri più a monte, transitava una antica strada sicuramente romana “che molto facilmente collegava Velleja con la Val di Magra”, non è da escludere che i superstiti di una colonna in transito “abbiano dato sepoltura alle vittime di un'imboscata tesa in un punto oltremodo favorevole all'agguato”. Tutto ciò, direte voi, non spiega affatto la presenza delle antiche monete in quel luogo. Per comprendere meglio, infatti, è necessario aggiungere ancora un tassello alla nostra ricostruzione. Va ricordata, infatti, sottolinea l'articolista, “l'antica usanza di tumulare i morti con oggetti di corredo e monete”. Ovviamente quella presentata è una teoria ipotetica, e non sappiamo quanto sia rispondente alla realtà.
Per concludere, una breve descrizione delle monete rinvenute a San Vincenzo. In una di esse “è rappresentata la Dea Roma [...] nell'altra faccia si nota la quadriga guidata da Giove, nella seconda un trofeo di vittoria”. Poiché le monete ritrovate erano in argento, l'autore dell'articolo provava a datarle all'età della Repubblica Romana (tra il 268 e il 48 a.c.), in quanto quelle più antiche erano composte di solo rame e bronzo.


Massimo Beccarelli

giovedì 22 agosto 2013

L'istruzione a Borgotaro al tempo dell'Unità d'Italia



Com'era la situazione dell'istruzione a Borgotaro negli anni subito successivi all'Unità d'Italia? Qualche tempo fa, mi è capitato di imbattermi in un libro intitolato “Vescovi, clero e cura pastorale: studi sulla diocesi di Parma alla fine dell'Ottocento”, di Angelo Manfredi e Giacomo Martina, all'interno del quale è possibile leggere un'interessante lettera che ci informa proprio sullo stato dell'istruzione a Borgotaro in quegli anni. Tale lettera è la relazione che il Sottoprefetto di Borgotaro invia al Prefetto di Parma l'11 febbraio 1865 e tratta dei Seminari e delle scuole della Val di Taro. Una relazione, a dir la verità, non proprio lusinghiera.
Leggiamo: “Si scorge a prima vista, che le condizioni dell'Istruzione pubblica non sono niente affatto floride. Imperocchè in una popolazione di 30 mila abitanti, non contasi che 615 studenti: fra i quali 211 sono da ascriversi alla Carriera ecclesiastica”. Un terzo degli studenti, dunque, proseguiva gli studi in ambito religioso. La cosa desta stupore nel redattore della lettera, tanto più che lo stesso avviene per gli insegnanti che “sono 55 in tutto, e fra questi havvene 36 preti” (ossia 36 sono preti).

Inoltre, afferma il Sottoprefetto: “L'istruzione che questi insegnanti ecclesiastici impartiscono agli scolari è insufficiente, informata al vecchio metodo e piena di massime non unisone al progresso dell'epoca”. In alcune zone, inoltre, alcuni ordini di scuola sono persino assenti: “Se si eccettui Borgotaro, negli altri comuni non esistono scuole serali di sorta, ed in taluno come a Valmozzola mancano le scuole elementari”. Nel successivo passo si nota come grande fosse l'influenza, a quel tempo, degli ecclesiastici. Si legge infatti: “i Comuni volendolo sarebbero in misura di stanziare somme più elevate per l'istruzione se non chè prevale il sistema di sovvenzionare i parroci, onde diano essi ai fanciulli i primi rudimenti”. 

In seguito, si parla più diffusamente della crisi delle scuole borgotaresi: “Queste scuole sono nel totale deperimento e questo è dovuto a parer mio alla vicinanza dei Seminari, di Berceto e di Bedonia, al personale degli odierni insegnanti, all'influenza del Clero, alla poca cura, e alle ristrettezze, a dir meglio alle strettezze, del Municipio”. A Borgotaro era presente il Ginnasio, ma molti alunni preferivano andare a studiare nei Seminari, e non frequentavano le scuole al Borgo: “I due seminari tolgono a questo Ginnasio non meno di 200 scolari. Quello di Berceto conta 61 alunni di questo circondario - e quello di Bedonia 140”. 

Anche gli insegnanti non sembravano essere all'altezza: “I due maestri delle scuole ginnasiali Sig. Giuseppe Pettinati e Pietro Corsi son due giovani di buona volontà. Ma un po' troppo attaccati al sistema antico di insegnamento e mancano di quella energia che è propria di chi fa la scuola più per inclinazione che per bisogno”.

In un passo successivo della lettera, si fa accenno alle condizioni igieniche precarie delle scuole del tempo, di cui si incolpa il Comune: “Chi entra nel locale delle scuole ha subito un'idea della cura che vi prende il Municipio. Nell'atrio tutti gli inquilini portano le immondezze delle loro stanze, sicchè ha l'aspetto di immondezzajo piucchè l'ingresso ad un comunale stabilimento”. Anche le pareti delle aule scolastiche “da tanti anni non imbiancate, e bruttamente lordate, appena sarebbero tollerate in un carcere mandamentale”. 

L'autore della lettera conclude affermando che “sembrerà a prima giunta troppo fosco un tal quadro paragonandolo in ispecie ai ridenti colori con cui è piaciuto ad altri dipingerlo”. 

Questo ultimo passo credo sia piuttosto significativo. Il Sottoprefetto, autore di questa lettera, ammette che altri avevano parlato in modo ben diverso dell'istruzione in Valtaro. Forse le cose non andavano così male come descritto in questa lettera, o forse l'autore si è soffermato più sugli aspetti negativi che non su quelli positivi. Comunque sia, il quadro che emerge fa riflettere sull'arretratezza delle scuole borgotaresi dell'800.

Massimo Beccarelli

Caro Twitter ti scrivo: Vogliamo #CulturanegliAccountPopolari

Chi usa twitter da un po' di tempo sa che, nella barra in alto, cliccando su Scopri, si trovano alcuni suggerimenti sull'uso dello strumento. Ad esempio si possono trovare i tweet più popolari, l'Attività svolta, consigli su chi seguire o su come trovare i propri amici. In fondo a questa lista si trovano gli Account Popolari.

martedì 13 agosto 2013

L'hashtag #classicidaleggere tra i più popolari d'Italia



Qualche mese fa, avevo affidato a questo blog alcune riflessioni sull'utilizzo degli hashtag su twitter e delle loro potenzialità nel diffondere e condividere cultura. In quell'occasione avevo parlato di #iversicheamo e #ilibricheamo, che avevo lanciato alla metà di giugno e avevano riscosso un discreto successo.
In particolare il primo, che a distanza di due mesi è ancora attivo e vitale ed è seguito da un buon numero di persone. In seguito, altri utenti, ispirandosi al mio esempio, avevano lanciato: #iquadricheamo #iluoghicheamo #ifilmcheamo.
Ieri, parlando con un'amica su twitter, questa mi invitava a lanciare un hashtag nuovo, che potesse valorizzare i libri classici. Ho così pensato di lanciare #classicidaleggere, perchè la formula caratterizzata dal #cheamo finale mi sembrava ormai troppo sfruttata e non andasse più bene. 
Il nuovo hashtag ha riscosso subito, e sta ancora riscuotendo, un notevole apprezzamento. Basti dire che, dalla mattina del 13 agosto, si è piazzato stabilmente tra i primi 5 cinque hashtag che fanno Tendenza in Italia, toccando anche, in alcuni momenti della giornata, il 1° posto.
Non è poco, se si considera che doveva competere con alcuni hashtag molto popolari, legati, per fare un esempio, al cantante Justin Bieber o a Emma Marrone. E' anche la dimostrazione che ci sono ancora moltissime persone appassionate di libri e lettura e questo ci fa ben sperare per il futuro.

                                                                                           

sabato 10 agosto 2013

Il mistero della statua della Madonna del Carmine




Molti borgotaresi hanno, nella propria casa, una bella immagine della Madonna del Carmine che sembra risalire al ‘700. Si tratta di una litografia il cui tratto grafico, raffinato ed estremamente armonioso, crea particolari giochi di luce e di ombra che danno l’illusione della tridimensionalità. L’immagine però è molto diversa dalla statua della Madonna del Carmine che siamo soliti vedere esposta sul presbiterio in occasione della sagra. Sembra trattarsi proprio di un’altra statua. Vien da chiedersi se questa statua sia veramente esistita oppure sia una rappresentazione ideale della Madonna, visto che non ne abbiamo più notizia.
La questione ci ha incuriosito, e abbiamo provato a ragionarci un po’ su.
Dunque, abbiamo questa immagine della Madonna che sembra raffigurare una statua che non esiste più. Il primo dubbio che ci è venuto è stato: siamo proprio sicuri che questa statua scomparsa venisse venerata nella nostra chiesa? Il cartiglio sotto i piedi della Vergine non sembra lasciare dubbi: “Vera effigie della miracolosa statua di Nostra Signora del Carmine, che si venera in Val di Taro, nella chiesa di S. Antonino Martire”. Altra questione: si tratta di una rappresentazione ideale o reale della Madonna? Non lo sappiamo. Però il fatto che il cartiglio posto sotto i suoi piedi dica “vera effigie”, cioè vera immagine, è un indizio interessante. Perché l’autore della litografia avrebbe scritto “vera immagine di Nostra Signora del Carmine” venerata nella chiesa di S. Antonino, se si fosse trattato di una immagine ideale? La cosa non avrebbe avuto senso, soprattutto agli occhi dei suoi contemporanei.
Resta in piedi il problema più grosso, e apparentemente senza soluzione.
Poniamo pure che la statua fosse veramente esistita. Che fine ha fatto?
Abbiamo provato a fare qualche modesta ricerca e sono uscite alcune notizie interessanti che riguardano una statua della Madonna del Carmine.
Don Gian Francesco Varsi, parroco di Pontolo dal 1781 al 1816, racconta nel suo Censuale di un particolare fenomeno atmosferico verificatosi a Borgotaro nel maggio 1798: “un gran fulmine veduto da qualcuno spiccarsi dalla parte di S. Rocco in forma di una tavola infuocata quale spezzatasi in tre parti diede fieri colpi alla torre di S. Antonino, scompaginò il perfetto orologio, entrò in Chiesa in cui ruppe tutte le vetriate… involò gli abitini alla B.V. del Carmine, squarciò un pezzo di muro sopra l’Ancona del Crocifisso” (Domenico Ponzini, Pontolo e il territorio di Borgotaro nel Censuale di D. Gian Francesco Varsi, Piacenza, Tep, 1994; p. 167) “Involare” significa propriamente ‘rubare’, ‘portar via’.
Il fulmine, colpendo la statua, avrebbe sostanzialmente strappato gli abitini della Madonna, ma non sembra aver provocato altri danni, altrimenti è lecito credere che Don Varsi ci avrebbe avvertito.
Facciamo un salto di una quarantina d’anni e scopriamo che nel 1834-35 un forte terremoto colpisce la valtaro. Ne parla diffusamente il senatore Primo Lagasi in un suo libro, citando la cronaca fatta dall’allora parroco di Pieve di Campi. In un passaggio si parla dei danni provocati alla chiesa di S. Antonino di Borgotaro: “Anche questa chiesa e canonica soffrirono varie crepulature e caddero a terra diverse pianne dai tetti della canonica e della chiesa. Una statuetta di gesso rappresentante la Madonna del Carmine che era in chiesa in cima al Battistero precipitò dall’alto e andò in pezzi”. (Primo Lagasi, Il mio paese dal 1806 al 1933, Roma, Tipografia del Senato, 1933; p.123)
Non sappiamo se si tratta proprio della statua scomparsa di cui ci siamo occupati in questo articolo, e forse non lo sapremo mai. Però l’ipotesi è suggestiva. 





sabato 3 agosto 2013

“La vita in un profumo, verde speranza” di Miriam Scotti




E' stato presentato oggi a Borgotaro, sotto i portici della Biblioteca Manara, il libro “La vita in un profumo, verde speranza” di Miriam Scotti. L'autrice del romanzo, vent'anni, fidentina d'adozione, era accompagnata da don Amos Aimi, parroco di Bastelli e archivista della Curia Vescovile di Fidenza.
“La vita in un profumo, verde speranza”, è un breve romanzo scritto con uno stile molto originale: una narrazione fatta di frasi e periodi brevi, diretti, immediati.
Racconta le vicende di Jessica, una ragazza, un'adolescente di oggi...
Il romanzo si apre con la morte di Luigi, il nonno della protagonista.
Un uomo di grande personalità, che aveva rivestito importanti cariche professionali e culturali, rimanendo però profondamente umile: “Il nonno era il punto di riferimento, la fonte della vita, l'unico uomo, marito e papà perfetto sulla terra”. Sono momenti di profondo dolore, di scoramento... si rischia di finire travolti dai ricordi dell'infanzia, dai momenti felici trascorsi insieme, che non ritorneranno.



Massimo Beccarelli e Miriam Scotti
Si legge poco oltre: “Il tempo passa, la cicatrice resta, ma la fede la monda, lenisce il dolore”. Una fede, quella di Jessica, che non l'abbandona mai, e che fa da sottofondo a tutta la vicenda. Una fede silenziosa, non urlata, eppur presente, che si manifesta ad esempio nella devozione alla Chiesa di Bastelli di Fidenza e nell'impegno nell'organizzazione della Festa in onore di Sant'Anna.
Col passare del tempo, Jessica ha l'impressione che il nonno la guidi, le resti accanto.
Si legge nel libro: “Ogni volta che faccio colazione, risento il suo profumo” (cioè il profumo del suo dopobarba).
Questo passo è importante, perchè porta alla luce uno degli elementi chiave del romanzo: Il profumo. Il profumo della vita, il profumo del dopobarba del nonno che, quasi magicamente, l'accompagnerà e, alla fine, ritornerà... nel profumo del piccolo nipotino Enrico Luigi, figlio del fratello.
Altro elemento chiave del romanzo è l'amore. L'amore per i famigliari, anzitutto, ma anche l'amore per Francesco, un ragazzo conosciuto per caso e che la travolgerà in una passione a tratti coinvolgente, a tratti contrastata, piena di dubbi. Vengono alla mente le parole del poeta Vincenzo Cardarelli che, parlando di un caso analogo, userà queste parole: “L'amore, sul nascere, ha di questi improvvisi pentimenti”...
Comunque, nelle pagine centrali del romanzo, le dinamiche dell'amore giovanile vengono descritte con grande perizia, nei dettagli, regalando alcuni dei passi più belli e più veri del libro; passi da cui emerge anche la passione letteraria dell'autrice, prima di tutto per Dante, che viene anche citato, ma anche per Leopardi, di cui si trova traccia in certe scelte lessicali (nell'uso di parole come dolore, illusioni, rimembrare).
L'ultimo aspetto del romanzo che voglio segnalare è la ricorrenza di un colore, il verde, che fin dal titolo richiama la speranza: la passerella verde smeraldo delle sfilate da miss, i prati verdi di Bastelli, il camice verde indossato in ospedale.
Una speranza e un ottimismo che, per concludere, si concretizzano in un inno alla vita, con la nascita del nipotino Enrico Luigi.