Santa Rita nacque a
Roccaporena, nel cuore dell’Umbria, in un paesello nel comune di Cascia nel
1377 e a Cascia si conservano ancora oggi le sue spoglie mortali. E' un simbolo
di pace, oggi come ieri, perchè ha sofferto tanto e perdonato sempre. Tornando a Santa Rita, era nata da genitori anziani,
che l’ebbero dopo 12 anni di vane attese. I suoi genitori erano coltivatori
diretti, visto che possedevano la casa e la terra che coltivavano. Erano
chiamati “pacieri”, poiché, quando qualcuno discuteva, loro avevano il compito
di intervenire e risolvere dispute e contrasti di ogni genere. Era il tempo dei Guelfi e dei Ghibellini ed era molto importante la mansione di
questi pacieri, perché impedivano che questi contrasti degenerassero in violenze
ed omicidi. Rita intanto cresceva e, già da piccola, desiderava consacrare la
sua vita al Signore, ma i suoi genitori ormai anziani decisero di farla sposare
a un giovane di nome Paolo Mancini, che era di buona famiglia. Paolo, infatti,
era un giovane ufficiale, forse Ghibellino, che comandava la guarnigione di
Collegiacone, nei pressi di Roccaporena. Si sposò a 14 anni, nella chiesa di
San Montano a Roccaporena. Ella dovette scontrarsi col carattere duro del marito e
non fu un’unione facile. Suo marito era nervoso, violento, forse ubriacone, giocatore
di dadi, amante di cavalcate e ne combinava di tutti i colori alle
popolazioni limitrofe e, coi suoi uomini, saccheggiava e faceva soprusi. Rita
seppe cambiarlo e, con amore e pazienza, ricondurlo ad essere un uomo nuovo, più
appassionato e dolce con lei e migliore col popolo. Nacquero poi due gemelli,
Giangiacomo e Paolo Maria. I figli contribuirono a rinsaldare la famiglia e la
serenità durò per 15 anni. Anche il marito di Rita, ormai dimentico del
passato, viaggiava disarmato, credendosi tranquillo. Una sera dell’anno 1405,
vicino al mulino di Remolida da Poggiodomo nella valle, sotto le balze del
Collegiacone, venne ucciso in un agguato, forse per vendetta nei confronti di
qualche sopruso commesso da lui in passato. Lo fecero sapere a Rita, che giunse
disperata insieme ai figli e subito nascose la camicia insanguinata del marito,
prima che i suoi figli la potessero vedere. E, pur sapendolo, non disse mai loro
il nome dell’assassino del padre. Ma loro lo vennero a sapere comunque dalle
voci di paese e giurarono che, appena possibile, avrebbero vendicato la sua
morte. Allora Rita pregò con tutte le sue forze Gesù con queste parole: “Non
permettere che le anime dei miei figli si perdano, ma piuttosto toglili dal
mondo, io te li dono, fa’ di loro secondo la tua volontà”. Un anno dopo, e
siamo nel 1406, un terribile morbo - forse la peste - causò la morte dei figli
di Rita. Triste e sola, Rita decise allora di dedicarsi solo a Dio ma venne
varie volte rifiutata, perché “vedova di sangue”. Per le suore, infatti, era
troppo rischioso accoglierla. Però, dove difetta l’umano, a volte intercede il
divino. Si narra che dopo aver pregato sullo scoglio, Rita ebbe la visione dei
suoi tre santi protettori: Sant’Agostino, San Giovanni Battista e San Nicola da
Tolentino, che la trasportarono di notte dentro il monastero di Cascia, che
aveva le porte e le finestre chiuse a chiave. Il mattino dopo le suore del
monastero, visto il miracolo, finalmente
si convinsero ad accoglierla, e divenne monaca Agostiniana, nel monastero di
Santa Maria Maddalena a Cascia, dove per 40 anni visse fino alla morte,
avvenuta il 22 maggio 1447. Ebbe fama di taumaturga, guarendo molte malattie
tremende e inguaribili.
Ci furono molti miracoli per mano sua. Il
suo Signore, da viva, le aveva donato una spina in fronte, che tenne per 15
anni e che le procurava forti dolori. Gliela aveva chiesta lei, per partecipare
al dolore della sua morte in croce. Ma alla morte di Rita si chiuse e si
trasformò in una fontana di luce e in soave profumo.
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Lo Scoglio di santa Rita |
Un altro miracolo si verificò mentre Rita
era in convento. Le suore le fecero innaffiare, tutti i giorni, un tralcio di
vite secco e ormai inutile, che si trasformò in un grosso vitigno che produceva
uva bianca e che ricopre ancora oggi, dopo 600 anni, la facciata del monastero
di Cascia. Lo stesso luogo vide il realizzarsi di un altro miracolo: uno strano
sciame d’api venne ad abitare nel suo convento, api che non producevano miele,
e che seguivano la Santa nel suo passaggio. Anche quelle api ci sono tuttora.
Ancora più famoso è un altro miracolo che
avvenne in occasione della sua morte: il miracolo dei due fichi e della rosa.
Mentre stava per morire, Rita chiese ad una sua parente di andare nel suo orto
a Roccaporena a raccogliere due fichi e una rosa. Poiché era inverno, questa
sua parente credeva che ormai sragionasse. Però, per non contrariarla, si recò
comunque a Roccaporena. Immaginate il suo stupore quando vide che, pur con un
clima così rigido, era sbocciata una rosa ed erano maturati due fichi. Ella li
raccolse e li portò alla santa, che fu chiamata, da quel giorno, “la santa
della spina e della rosa”. Santa Rita è conosciuta anche come la "Santa dei casi impossibili" e il calendario la festeggia il 22 maggio.
(Articolo rielaborato da un pezzo di Rita Santini, pubblicato su "La Voce del Taro")