domenica 10 settembre 2023

Storie dei santi: Santa Rita da Cascia

 


Santa Rita nacque a Roccaporena, nel cuore dell’Umbria, in un paesello nel comune di Cascia nel 1377 e a Cascia si conservano ancora oggi le sue spoglie mortali. E' un simbolo di pace, oggi come ieri, perchè ha sofferto tanto e perdonato sempre. Tornando a Santa Rita, era nata da genitori anziani, che l’ebbero dopo 12 anni di vane attese. I suoi genitori erano coltivatori diretti, visto che possedevano la casa e la terra che coltivavano. Erano chiamati “pacieri”, poiché, quando qualcuno discuteva, loro avevano il compito di intervenire e risolvere dispute e contrasti di ogni genere. Era il tempo dei Guelfi e dei Ghibellini ed era molto importante la mansione di questi pacieri, perché impedivano che questi contrasti degenerassero in violenze ed omicidi. Rita intanto cresceva e, già da piccola, desiderava consacrare la sua vita al Signore, ma i suoi genitori ormai anziani decisero di farla sposare a un giovane di nome Paolo Mancini, che era di buona famiglia. Paolo, infatti, era un giovane ufficiale, forse Ghibellino, che comandava la guarnigione di Collegiacone, nei pressi di Roccaporena. Si sposò a 14 anni, nella chiesa di San Montano a Roccaporena. Ella dovette scontrarsi col carattere duro del marito e non fu un’unione facile. Suo marito era nervoso, violento, forse ubriacone, giocatore di dadi, amante di cavalcate e ne combinava di tutti i colori alle popolazioni limitrofe e, coi suoi uomini, saccheggiava e faceva soprusi. Rita seppe cambiarlo e, con amore e pazienza, ricondurlo ad essere un uomo nuovo, più appassionato e dolce con lei e migliore col popolo. Nacquero poi due gemelli, Giangiacomo e Paolo Maria. I figli contribuirono a rinsaldare la famiglia e la serenità durò per 15 anni. Anche il marito di Rita, ormai dimentico del passato, viaggiava disarmato, credendosi tranquillo. Una sera dell’anno 1405, vicino al mulino di Remolida da Poggiodomo nella valle, sotto le balze del Collegiacone, venne ucciso in un agguato, forse per vendetta nei confronti di qualche sopruso commesso da lui in passato. Lo fecero sapere a Rita, che giunse disperata insieme ai figli e subito nascose la camicia insanguinata del marito, prima che i suoi figli la potessero vedere. E, pur sapendolo, non disse mai loro il nome dell’assassino del padre. Ma loro lo vennero a sapere comunque dalle voci di paese e giurarono che, appena possibile, avrebbero vendicato la sua morte. Allora Rita pregò con tutte le sue forze Gesù con queste parole: “Non permettere che le anime dei miei figli si perdano, ma piuttosto toglili dal mondo, io te li dono, fa’ di loro secondo la tua volontà”. Un anno dopo, e siamo nel 1406, un terribile morbo - forse la peste - causò la morte dei figli di Rita. Triste e sola, Rita decise allora di dedicarsi solo a Dio ma venne varie volte rifiutata, perché “vedova di sangue”. Per le suore, infatti, era troppo rischioso accoglierla. Però, dove difetta l’umano, a volte intercede il divino. Si narra che dopo aver pregato sullo scoglio, Rita ebbe la visione dei suoi tre santi protettori: Sant’Agostino, San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino, che la trasportarono di notte dentro il monastero di Cascia, che aveva le porte e le finestre chiuse a chiave. Il mattino dopo le suore del monastero, visto il miracolo, finalmente si convinsero ad accoglierla, e divenne monaca Agostiniana, nel monastero di Santa Maria Maddalena a Cascia, dove per 40 anni visse fino alla morte, avvenuta il 22 maggio 1447. Ebbe fama di taumaturga, guarendo molte malattie tremende e inguaribili.

Ci furono molti miracoli per mano sua. Il suo Signore, da viva, le aveva donato una spina in fronte, che tenne per 15 anni e che le procurava forti dolori. Gliela aveva chiesta lei, per partecipare al dolore della sua morte in croce. Ma alla morte di Rita si chiuse e si trasformò in una fontana di luce e in soave profumo.

Lo Scoglio di santa Rita
Un altro miracolo si verificò mentre Rita era in convento. Le suore le fecero innaffiare, tutti i giorni, un tralcio di vite secco e ormai inutile, che si trasformò in un grosso vitigno che produceva uva bianca e che ricopre ancora oggi, dopo 600 anni, la facciata del monastero di Cascia. Lo stesso luogo vide il realizzarsi di un altro miracolo: uno strano sciame d’api venne ad abitare nel suo convento, api che non producevano miele, e che seguivano la Santa nel suo passaggio. Anche quelle api ci sono tuttora.

Ancora più famoso è un altro miracolo che avvenne in occasione della sua morte: il miracolo dei due fichi e della rosa. Mentre stava per morire, Rita chiese ad una sua parente di andare nel suo orto a Roccaporena a raccogliere due fichi e una rosa. Poiché era inverno, questa sua parente credeva che ormai sragionasse. Però, per non contrariarla, si recò comunque a Roccaporena. Immaginate il suo stupore quando vide che, pur con un clima così rigido, era sbocciata una rosa ed erano maturati due fichi. Ella li raccolse e li portò alla santa, che fu chiamata, da quel giorno, “la santa della spina e della rosa”. Santa Rita è conosciuta anche come la "Santa dei casi impossibili" e il calendario la festeggia il 22 maggio.

(Articolo rielaborato da un pezzo di Rita Santini, pubblicato su "La Voce del Taro")