venerdì 3 marzo 2017

Curiosità storiche: Rosmunda e il cranio del padre

Alboino e i Longobardi alla conquista dell'Italia (568 d.c.)



I Longobardi erano un popolo germanico che si era stanziato in Pannonia (attuale Ungheria). Spinti dalle incursioni degli Avari, i Longobardi, guidati dal re Alboino, giunsero in Italia nel 568 d.c. dopo aver valicato le Alpi. I Bizantini non riuscirono ad opporsi all'invasione e, in poco tempo, il nuovo popolo occupò Milano e parte della pianura padana, che prese così il nome di “Longobardia” (da cui deriva l'attuale termine Lombardia). 
La loro storia ci è stata tramandata dallo storico Paolo Diacono, vissuto nell'VIII secolo, ed è affidata alla sua “Historia Longobardorum”. Una figura, tra le tante, che spicca all'interno della narrazione, è quella di Rosmunda, la cui vicenda umana, tra leggenda e realtà, non lascia indifferenti.
Rosmunda era la figlia di Cunimondo, re dei Gepidi, vinto e ucciso da Alboino, re dei Longobardi. Alla fine di quella guerra, forse per riappacificarsi con i Gepidi, Alboino sposò proprio Rosmunda. 
Paolo Diacono racconta, a questo proposito, un episodio che ha sempre colpito la fantasia dei lettori, attraverso i secoli, lasciando stupiti e atterriti di certe usanze allora in voga tra i popoli barbari. Alboino avrebbe infatti costretto Rosmunda a bere in una coppa ricavata dal cranio di suo padre Cunimondo, che aveva da poco ucciso. Scrive Paolo Diacono: “Alboino, mentre in Verona sedeva a un banchetto, euforico oltremisura, aveva ordinato che alla Regina fosse portato da bere del vino nella coppa fatta col cranio del suocero, il re Cunimondo, e la invitò a brindare in allegria con suo padre”. 
Rosmunda, tutt'altro che remissiva, cedette sul momento alla violenza del marito, ma promise che si sarebbe vendicata uccidendolo. Aiutata da Elmichi, scudiero del re, approntò il piano. L'occasione buona venne alla sera, quando Alboino si addormentò. Rosmunda ordinò a tutti di fare silenzio, e nascose ogni arma presente a palazzo. Legò poi strettamente la spada di Alboino al letto, in modo che non si potesse estrarre dal fodero e fosse inutilizzabile. Rosmunda, assicuratasi così che Alboino non potesse difendersi, fece entrare nella stanza Peredeo, l'uccisore, che assalì con violenza e ferocia il re. 
Alboino, svegliatosi di soprassalto, cercò di difendersi come meglio poteva: “Alboino […] intuito il pericolo che incombeva, portò rapido la mano alla spada ma, non riuscendo ad estrarla, perchè era legata troppo stretta, afferrò uno sgabello e cercò per un po' di difendersi con quello ma, alla fine, quel guerriero tanto valoroso e sprezzante del pericolo, non potendo nulla contro il suo nemico, fu ucciso come un inetto e perì per l'inganno di una donna”.
Secondo alcuni storici pare che l'atto di ricavare una coppa dal cranio del nemico ucciso fosse un'abitudine comune tra i Germani, e fosse anche un segno di grande rispetto nei confronti del nemico.
Non sembra però che Rosmunda fosse della stessa opinione.