venerdì 8 luglio 2016

I grandi Incipit della letteratura: "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati



Il deserto dei Tartari è il romanzo più famoso di Dino Buzzati. Pubblicato nel 1940 lo collocò di diritto tra i grandi scrittori del '900 italiano. Buzzati fu un intellettuale eclettico, e non fu solo scrittore, ma anche giornalista del Corriere della Sera, pittore, drammaturgo e librettista, solo per ricordare le sue principali attività. Impossibile ricordare in breve tutte le sue opere letterarie, che oltre al romanzo lo videro anche straordinario scrittore di racconti.Oggi vi proponiamo l'incipit del "Deserto dei Tartari":


Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione. Si fece svegliare ch’era ancora notte e vestì per la prima volta la divisa di tenente. Come ebbe finito, al lume di una lampada a petrolio si guardò nello specchio, ma senza trovare la letizia che aveva sperato. Nella casa c’era un grande silenzio, si udivano solo piccoli rumori da una stanza vicina; sua mamma stava alzandosi per salutarlo. Era quello il giorno atteso da anni, il principio della sua vera vita. Pensava alle giornate squallide all’Accademia militare, si ricordò delle amare sere di studio quando sentiva fuori nelle vie passare la gente libera e presumibilmente felice; delle sveglie invernali nei cameroni gelati, dove ristagnava l’incubo delle punizioni. Ricordò la pena di contare i giorni ad uno ad uno, che sembrava non finissero mai. Adesso era finalmente ufficiale, non aveva più da consumarsi sui libri né da tremare alla voce del sergente, eppure tutto questo era passato. Tutti quei giorni, che gli erano sembrati odiosi, si erano oramai consumati per sempre, formando mesi ed anni che non si sarebbero ripetuti mai. Sì, adesso egli era ufficiale, avrebbe avuto soldi, le belle donne lo avrebbero forse guardato, ma in fondo ‐ si accorse Giovanni Drogo ‐ il tempo migliore, la prima giovinezza, era probabilmente finito. Così Drogo fissava lo specchio, vedeva uno stentato sorriso sul proprio volto, che invano aveva cercato di amare. Che cosa senza senso: perché non riusciva a sorridere con la doverosa spensieratezza mentre salutava la madre? Perché non badava neppure alle sue ultime raccomandazioni e arrivava soltanto a percepire il suono di quella voce, così familiare ed umano? Perché girava per la camera con inconcludente nervosismo, senza riuscire a trovare l’orologio, il frustino, il berretto, che pure si trovavano al loro giusto posto? Non partiva certo per la guerra! Decine di tenenti come lui, i suoi vecchi compagni, lasciavano a quella stessa ora la casa paterna fra allegre risate, come se andassero a una festa. Perché non gli uscivano dalla bocca, per la madre, che frasi generiche vuote di senso invece che affettuose e tranquillanti parole? L’amarezza di lasciare per la prima volta la vecchia casa, dove era nato alle speranze, i timori che porta con sé ogni mutamento, la commozione di salutare la mamma, gli riempivano sì l’animo, ma su tutto ciò gravava un insistente pensiero, che non gli riusciva di identificare, come un vago presentimento di cose fatali, quasi egli stesse per cominciare un viaggio senza ritorno.

Una breve recensione per Rebeccalibri.it




Ieri, nella sezione "Affinità elettive" del sito Rebeccalibri.it è uscita una mia breve recensione del libro "Codamozza e il professore" (Effatà edizioni), un'originale rivisitazione dei 10 comandamenti, illustrata nientemeno che da Leo Ortolani, autore di Rat-Man. Eccola! 



venerdì 1 luglio 2016

Le librerie indipendenti di Parma (su Gazzetta di Parma)






Per librerie indipendenti, a Parma ma non solo, si intendono quelle che non fanno parte di grandi catene o gruppi editoriali, ma che si sostengono con la passione e l'entusiasmo dei singoli librai e vanno avanti tra mille difficoltà, ma con grande impegno e serietà.

Ne parlo su Gazzetta di Parma: il link qui