È difficile imporsi nel mondo letterario, ritagliarsi un proprio spazio e ricevere buone recensioni. Questo si sa. Non solo oggi, ma anche nel passato. Anche gli scrittori destinati a diventare “classici” della letteratura non hanno sempre avuto successo, nel corso della loro carriera e, talvolta, hanno usato metodi non proprio ortodossi per incrementare le vendite dei loro volumi. Basti pensare al giovane Gabriele D'Annunzio che, per promuovere il suo primo libro di poesie, “Primo vere”, fece pubblicare la falsa notizia che l'autore era morto cadendo da cavallo. Analogo espediente era stato quello usato da Olindo Guerrini che per far parlare del suo volume “Postuma” si inventò addirittura che fosse opera di un cugino, Lorenzo Stecchetti, regolarmente morto in giovane età, pure quello, per tisi.
Stupisce
comunque, nonostante queste premesse, la notizia battuta qualche anno fa dall'agenzia di
stampa Ansa e quindi senza dubbio degna di considerazione, che riguarda Marcel
Proust. L'autore amatissimo della “Ricerca del tempo perduto” avrebbe pagato i
giornali del suo tempo per avere buone recensioni del primo volume della
“Recherche”, “La strada di Swann”. In occasione della vendita a Parigi di un raro esemplare di quel volume, infatti, una serie di lettere
rivelarono che usò metodi non proprio ortodossi per garantire una buona
accoglienza al suo volume.
Il
Guardian on-line, importante giornale britannico, rivela che “le scriveva lui
stesso e le faceva battere a macchina dal suo editore, affinchè non ci fossero
tracce della sua scrittura”.
Le
lettere in cui si parla di queste recensioni sono state messe in vendita, insieme
ad altri scambi epistolari, dalla casa d'aste Sotheby's. Lo scrittore avrebbe
pagato 300 franchi, in particolare, per un riferimento in prima pagina su “Le
Figaro”.
Queste
rivelazioni non tolgono nulla al valore letterario dell'opera. Semmai ci dicono
del forte desiderio di affermazione dell'autore che, però, non ci fa una gran
bella figura.
Che
ne dite lettori?