martedì 5 marzo 2024

Quegli anagrammi nascosti nella Gioconda americana di Leonardo

 



Che l'opera di Leonardo da Vinci sembri celare continui  misteri, veri o presunti, è cosa nota. Che si tratti di interpretazioni alternative dei suoi quadri, come ha teorizzato il celeberrimo “Codice da Vinci” di Dan Brown, oppure di codici o lettere nascosti negli occhi della Gioconda, certamente il genio di Leonardo ci riserva costanti sorprese e stimola continuamente la nostra intelligenza, spesso spaesata di fronte a un genio che sapeva padroneggiare tante arti e, sia detto con il massimo rispetto, spesso si divertiva anche a “giocare” con i suoi committenti e con la società del tempo.
Un'ulteriore conferma a questa affermazione, è venuta, qualche tempo fa, da un'incredibile scoperta fatta analizzando un'opera leonardesca, la cosiddetta “Gioconda americana”, esposta alla National Gallery di Washington.
Sul retro del ritratto, che raffigura Ginevra Benci, figlia di un ricco banchiere che stava per convolare a nozze, c'è infatti un motto latino: “Virtutem forma decorat”. Questa frase, secondo la studiosa italiana Carla Glori, rivela, anagrammandola, 50 frasi leonardesche che, messe insieme, raccontano la storia della protagonista del ritratto. La chiave che ha permesso alla ricercatrice di risolvere l'enigma è stata l'aggiunta a “Virtutem forma decorat” della parola “iuniperus”, ossia il ramo di ginepro che, guarda caso, compare al centro del motto. Le 50 frasi anagrammate che ne escono raccontano perfettamente la vicenda di Ginevra e del suo matrimonio con Luigi di Bernardo Niccolini, un vedovo di molti anni più grande di lei. Non proprio un matrimonio d'amore, questo, se è vero quel che emerge dalle successive ricerche. 
Dal racconto “riscoperto”, infatti, si evince che Ginevra amava un altro uomo, l'ambasciatore veneziano Bernardo Bembo. Analizzando con i raggi infrarossi il motto della fanciulla si scopre che, sotto a questo, se ne trova un altro, “Virtus et honor” che, neanche a farlo apposta, è il motto del Bembo. Analogamente, con la stessa tecnica, si è rinvenuta sotto al primo simbolo una ghirlanda, simbolo nobiliare dello stesso Bembo. Dal racconto emergono le frasi di repulsione della donna e l'angoscia della fanciulla in vista del matrimonio non voluto.
Bernardo Bembo
Leonardo sembra aver voluto raccontare la vera storia di Ginevra celandola ai contemporanei, quasi però con la certezza che i posteri l'avrebbero compresa. Ancora una volta rimane lo stupore e l'ammirazione per il suo genio.
Concludo con una provocazione, pur sapendo che difficilmente troverà accoglimento.
Perchè non pensare a una serie di studi seri e mirati alla ricerca dei segreti ancora celati dall'opera di Leonardo? Lo studio di Carla Glori apre delle prospettive interessanti anche per la ricerca italiana. Perchè non proseguire su questa linea, invece di lasciare questi temi solo nelle mani degli scrittori e dei romanzieri? L'opera di Leonardo ha ancora molto da dire.

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