sabato 15 luglio 2017

“I tre volti di Ecate”: furti, misteri e sparatorie in un noir a tinte fosche.





Ho appena finito di leggere “I tre volti di Ecate” di Vito Santoro (Edizioni Spartaco).
Protagonisti del romanzo, un vero noir a tinte fosche, sono Alberto e Dario, ragazzi difficili, due ladruncoli che si trovano invischiati in un gioco da grandi, in un gioco mortale. Il furto di una statuetta da una villa li trasporta in un gorgo senza fine, senza possibilità di riscatto.
Si tratta della statua di Ecate, inquietante divinità dell'antichità classica che trasportava le anime dei trapassati nell'oltretomba. Fu lei, secondo il mito, a sentire le grida disperate di Persefone, rapita da Ade e portata nel regno degli Inferi. Raffigurata in triplice aspetto, rappresenta un'allegoria dei vari modi in cui l'uomo affronta la morte nelle
diverse età della propria vita: “Una giovane, un'adulta e un'anziana. Tre età e tre rappresentazioni diverse, ma si tratta di un'unica donna. La più giovane impugna un coltello con il quale taglia il collegamento con la vita. E' lei che recide il cordone che lega l'anima al corpo […] La donna con la corona e la fiaccola invece ha il compito di illuminare il cammino. Lei accompagna le anime lungo il percorso che conduce all'aldilà. Infine la donna anziana, la saggia, colei che custodisce la chiave che apre le porte degli Inferi”.
Sarà proprio questa statuetta, dal valore inestimabile, la muta testimone dei tanti omicidi che si susseguiranno nel corso di questa storia.
Vito Santoro scrive con uno stile diretto e incisivo, senza tanti fronzoli, che conserva l'intensità di una storia fatta di sparatorie, intrighi e misteri.
Un mondo spietato e corrotto, quello decritto dall'autore, dove il debole soccombe e il potente ha la meglio. Solo nel finale, e solo in parte, le cose si sistemano, ma il quadro d'insieme rimane quello descritto.
Alberto e Dario, come detto, sono l'anello debole di una catena che li travolge e li schiaccia. Solo l'aiuto di un ex-miliziano, Mario Sforza, permetterà loro si rimanere a galla almeno per un po'.
Una figura, quella di Sforza, tra le meglio delineate del romanzo. Un uomo dal passato poco chiaro, che si mette in gioco a proprio rischio per ristabilire un po' le cose e dar loro una parvenza di giustizia e equità, in un mondo, come detto prima, votato al crimine e al malaffare. Dall'altro lato della barricata, il commissario Nebbio, altra figura emblematica. Poliziotto sadico e corrotto, senza scrupoli, è un'altra delle figure che rendono affascinante questo libro, con la sua capacità di muoversi fuori dalle regole, in una propria zona di
impunità, creata dalle sue indubbie capacità criminali.
In certi passaggi del libro di Santoro si respirano certe atmosfere da vecchio giallo Mondadori, e lo scrittore sembra, a tratti, quasi un classico del genere. Forse mi aspettavo qualcosa di più dalla figura di Ecate, che rimane un po' statica e sullo sfondo, ma un suo intervento avrebbe obbligato a un forzato cambiamento di genere, richiedendo l'ingresso nel mondo del soprannaturale, e forse non era il caso. Non era questo l'intento di Santoro e, forse, è anche comprensibile.
I tre volti di Ecate è senza dubbio è un romanzo gradevole, e Santoro è un ottimo narratore. 
Nato a Brindisi nel 1966, ha già vinto diversi premi letterari. Già all'esordio, nel 2015, ha vinto il premio “Narratori della Sera” con il romanzo “Non c'è tempo per il sole”. In seguito ha vinto diversi concorsi letterari per autori di racconti brevi. 

Grazie a Edizioni Spartaco e a Tiziana di Monaco, che mi ha
dato la possibilità di conoscere e apprezzare questo libro.
E' vivamente consigliato come lettura in questa calda estate.












1 commento:

  1. Recensione senza dubbio interessante, anche se lo stile di Santoro non riesco a trovarlo accattivante come vorrei.
    Un abbraccio, Franny

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